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Proviamo a pensare solo per un momento a quali sono le cose che, in casa nostra, inquinano di più. Ad alcune non avremmo mai pensato, quindi, dopo aver letto questo articolo, potremo correre ai ripari.
Forse non è la prima cosa a cui pensiamo quando ci rechiamo al mercato o al supermercato per fare la nostra spesa quotidiana o settimanale. Però’ la sostenibilità è una variabile che d’ora in avanti dobbiamo provare a considerare.
Ci sono, infatti, alcuni prodotti che hanno un impatto sull’ambiente davvero impensabile. Per esempio gli insaccati, i prosciutti e la carne secca. Seguono inesorabilmente i prodotti da forno e i dolci, mentre, i meno inquinanti sono proprio i cibi di origine vegetale. Frutta e verdura, passando per cereali e legumi, sono quelli che hanno minor impatto sull’ambiente. Basti pensare anche agli alimenti sostituitivi della carne, come burger di ceci o polpette di soia, che infatti “inquinano2 meno nelle loro lavorazioni, dei loro “fratelli” originali.
Pensate che nel Regno Unito esiste addirittura un’app che si chiama Giki, che permette di conoscere il livello di sostenibilità di un prodotto semplicemente scansionando il suo codice a barre. Si può così capire quanto è sostenibile la spesa, a partire da dati come provenienza, packaging e tecniche usate per la sua produzione. Mentre in Svezia, a Stoccolma, il più importante marchio alimentare del paese, il brand Felix, ha aperto un supermercato pop up che spiega ai clienti il reale impatto ambientale dei vari prodotti. Come funziona? Ve lo dico subito, non viene esposto il prezzo dei prodotti nella moneta corrente, ma in CO2e, ovvero in anidride carbonica equivalente.
Addirittura la catena nel 2020 ha stampato questa pseudo-valuta dotando ogni cliente di un budget “settimanale” di 18,9 chilogrammi di CO2e. Ed è proprio questo il massimo che dovremmo rispettare per fermare il surriscaldamento del pianeta.
Sempre in casa possiamo dare il nostro contributo all’ecologia semplicemente svuotando un cassetto. Vi sembra strano? Non dovrebbe perchè, ammettiamolo, abbiamo tutti una scatola o un cassetto adibito ai caricabatterie che non usiamo più. Una sorta di interregno pieno zeppo di reperti ormai inutili come cavi, vecchi cellulari, videogiochi in disuso e via dicendo. Ci ostiniamo a conservarli fino a che non decidiamo di portarli in una delle oltre 3.600 isole ecologiche comunali che in Italia smaltiscono i rifiuti RAEE.
Per fortuna il Parlamento dell’Unione europea ha varato una nuova legge per l’introduzione del caricabatterie unico, anche detto caricabatterie universale. Sarà utilizzabile con cellulari, tablet e fotocamere venduti nell’Unione Europea -Apple esclusi-.Ma sarà davvero sostenibile questa nuova iniziativa?
Come primo “guadagno” c’è il fatto che non dovremo acquistare un ulteriore caricabatterie per ogni nuovo dispositivo. Così non avremo casa invasa di cavi di ogni tipo e ridurremo rifiuti con una stima prevista di circa 11.000 tonnellate. Senza contare il risparmio economico che avremo!
Come vedete basta guardarsi un po’ intorno per intervenire in tanti piccoli modi e diventare tutti un po’ più green.
Written by: Redazione
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