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Sport

Grappling: combattere senza guanti

today8 Novembre 2018

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Lo spettacolare mondo degli sport da combattimento ha abituato gli appassionati e non a scene molto spettacolari di knockout all’ultimo secondo, calci sferrati ad altezze impensabili e colpi rapidi e fulminei. Tanti, però, in questo panorama trascurano l’altra faccia della medaglia, meno conosciuta ma sicuramente degna di nota: il Grappling.

Ma cos’è il grappling?

Il termine grappling deriva dal verbo inglese “to grap” (afferrare), e si riferisce a tutte quelle discipline marziali dove è previsto afferrare l’avversario, proiettarlo, sottometterlo ed immobilizzarlo. Rientrano perciò tutti gli sport quali la lotta, il judo, il brasilian ju-jitsu, il catch wrestling e così dicendo. Si tratta di uno sport che in realtà è la summa di tanti stili, un po’ come le MMA.

Nato all’inizio come mezzo per la formazione del lottatore di MMA, vive adesso come uno sport a sé stante, con i suoi circuiti sia amatoriali che professionistici.

Come si combatte?

Il grappling prevede un approccio totalmente diverso al combattimento, rispetto agli sport di striking (boxe, thai boxe, kick boxing, karate, etc…): la guardia è molto bassa per evitare le prese dell’avversario, le braccia sono sempre in avanti, l’occhio va sempre al limite del tappeto per evitare di dare punti all’altro combattente uscendo. I combattimenti sono finalizzati a portare l’altro lottatore a terra attraverso delle proiezioni, e successivamente sottometterlo attraverso leve articolari, o strangolamenti.

Chi è il grappler?

Il grappler puro è un atleta generalmente molto robusto, più degli strikers o dei lottatori di MMA: ciò è dovuto al fatto che prendere l’avversario, sollevarlo e proiettarlo, richiede molta forza, perciò lo sviluppo della massa muscolare è fondamentale (basti confrontare lottatori e pugili della stessa categoria di peso per rendersi conto della differenza). Inoltre, è richiesta molta elasticità, sia per riuscire ad utilizzare il proprio corpo al 100%, che per resistere agli attachi avversari ed evadere dai blocchi. Le posizioni durante l’incontro possono variare molto repentinamente, perciò il grappler deve avere anche la resistenza muscolare per passare dalla posizione prona a quella eretta e viceversa velocemente, spesso anche con l’avversario addosso.

Sicuramente il grappler non è abituato ad incassare pugni, ed è meno tonico dello striker; ciò non toglie, però, che una buona dose di resistenza al dolore è richiesta in questo sport, dove il sangue è raro a vedersi, mentre lussazioni e traumi alle articolazioni sono invece molto comuni.

Quali sono le federazioni e promotion nelle quali si compete?

A livello amatoriale lo sport è promosso dalla neonata United World Grappling che, su delega della United World Wrestling, organizza tornei e campionati, facendolo conoscere nel mondo e curandone la possibile candidatura alle Olimpiadi. Per via della vicinanza delle due federazioni, il grappling che risulta dal regolamento federale si avvicina molto alla lotta olimpica, con un sistema di punteggi e un combattimento molto rapido che si interrompe ad ogni situazione di stallo.

Per quanto riguarda le promotions professionistiches, se ne conoscono tantissime: la ADCC (Abu Dhabi Combat Club), la Kasai Grappling e Fight 2 Win, che invece prediligono un approccio “only submission”, a favore di un combattimento più improntato alla finalizzazione che alla ricerca del punteggio. Inoltre, come tutte le promotions, esiste anche la competizione tra singoli atleti, rispetto alle federazioni nazionali che si scontrano nei tornei amatoriali.

In conclusione, il mondo degli sport a contatto pieno ha sicuramente molto da imparare dal grappling, e tanti grapplers si sono rivelati essere ottimi combattenti in tutti i campi, resta quindi solo da aprire gli occhi su questa disciplina che può offrire degli spunti interessanti, là dove i colpi non arrivano più.

Written by: Pasquale Pollinzi

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