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Soundtrack da ascoltare: “GIOVANE/ non puoi farmi male” – Sina
Uno monegasco, abituato a far cantare prepotentemente il motore del suo cavallino rosso ormai da anni. L’altro argentino, con il vizio di incantare ogni qual volta tocca il pallone con il suo mancino. Uno ama graffiare l’asfalto, l’altro accarezzare il prato da gioco. Uno la “Joya” Paulo Dybala, calciatore della Roma, l’altro il “Predestinato” Leclerc, pilota di F1 della Scuderia Ferrari.
Accomunati dal talento donato loro da madre natura, hanno dimostrato di essere in possesso di quel qualcosa in più sin dagli albori delle loro carriere. Paulo Dybala ha sicuramente avuto modo di togliersi più soddisfazioni a livello sportivo, semplicemente per un fattore anagrafico. Ha ben 4 anni in più rispetto al pilota monegasco classe 97, che avrà modo di raggiungere il mondiale che proprio quest’anno la Joya ha portato a casa.
Eppure questi due campioni non condividono esclusivamente una disarmante qualità nel mostrare le loro abilità sportive, bensì anche l’approccio agonistico – o almeno ciò che ne traspare. Li accumuna quel volto candido e pulito di chi mostrerà sempre di meno rispetto alla sua reale età. Li avvicina quel sorriso da bravo ragazzo, quel bravo ragazzo che non si permetterebbe mai di osare. Quell’educazione di chi non mai e poi mai ti brucerebbe in curva dall’interno con aggressività o di frustare il pallone come una saetta sotto il sette con la fame di vedere la rete gonfiarsi, eppure…
Eppure quei bravi ragazzi ci hanno preso gusto a farci capire le loro origini. Sono dei veri e propri licantropi sportivi, che sotto la luna piena dell’agonismo si trasformano nel peggior incubo per ogni avversario.
Al momento questi due atleti sono sicuramente i protagonisti indiscussi delle loro squadre. Gli attori principali di un palcoscenico che ha fame di loro.
Leclerc è ormai da diversi anni il pilota numero uno della Ferari, se non uno dei migliori talenti della F1, il predestinato. Dybala approdato all’ombra del Colosseo questa estate ha ritrovato quella centralità che ormai gli mancava da diversi anni all’interno di un progetto, è la punta di diamante della Roma. Il talento di questi atleti divampa inesorabilmente agli occhi degli spettatori, al punto di farli apparire persino troppo rispetto al proprio contesto. La Joya ha dimostrato quest’anno, nuovamente, di essere all’altezza di qualsiasi palcoscenico internazionale, di avere qualcosa in più rispetto ai suoi compagni.
Analoga la situazione per Leclerc, la Ferrari ha sempre rappresentato l’eccellenza in F1, ma ora alla scuderia manca qualcosa e le prestazioni di Leclerc sembrano meritare una vettura migliore. Ma essere punte di diamante significa anche ciò. Prendersi la responsabilità di essere i migliori, trascinare gli altri e non viceversa. La fatica e la solitudine dei numeri primi.
Per il Predestinato la stagione è appena iniziata, per la Joya sta per concludersi. Il fascino del loro talento ha brillato anche questa volta, sapremo a fine anno se saranno riusciti nell’arduo intento di convertire la magia in gloria.
Written by: Federico Di Maio
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