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Sport

Gradinata 22: Steph Curry e Roberto Carlos, la magia del tiro

today27 Aprile 2023

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soundtrack da ascoltare: “Heartless” – The Weeknd

La magia del tiro da lontano

Qualsiasi sport ha dei gesti tecnici che fanno sobbalzare stadi interi e appassionati sui divani. Se ci concentriamo sul calcio e sul basket non si potrà fare a meno di pensare alle punizioni e ai tiri da tre punti. Infatti, non è raro che molti giocatori di questi due sport siano ricordati per gesti spettacolari come questi, emulati da milioni di bambini nei campetti di mezzo mondo.

Sia le punizioni che i tiri da tre punti rappresentano la miglior espressione tecnica del calcio e della pallacanestro. Perché una palla che scavalca gli avversari rendendo impossibile impedirle di compiere la sua rotta -per portieri, in un caso, e difensori, nell’altro-  ha un qualcosa di affascinante e assurdo allo stesso tempo.

La magia del tiro da lontanoQuando i re diventano Dei

Che Steph Curry e Roberto Carlos fossero tra i migliori nelle rispettive “magie” è un fatto noto. Ma quando sono diventati vere e proprie divinità di questo gesto tecnico?

Nel caso del playmaker dei Golden State Warriors è difficile trovare un singolo tiro da tre maggiormente d’impatto rispetto agli altri. Per questo, il momento più iconico è sicuramente il match in cui chef Curry – così lo chiamano i tifosi – ha superato Reggie Miller per il maggior numero di triple segnate in carriera. Una frazione di secondo, una retina che si muove e la gloria eterna nelle mani di un uomo.

Invece, se si parla di punizioni, non può non venire in mente la parabola di Roberto Carlos in Brasile-Francia del 1997. Un tiro d’esterno che sembrava destinato al fondo del campo. Poi, come per magia, la palla curva improvvisamente e si insacca a fil di palo. Capolavoro.

Con un semplice gesto tecnico, in pochi attimi di gioco, Steph Curry e Roberto Carlos hanno creato l’incantesimo del tiro da lontano, entrando nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati di sport.

La magia del tiro da lontanoDedizione, impegno e… genetica!

Per arrivare a certi livelli nello sport è necessario dedicarsi con costanza e allenarsi duramente. Il “piccolo” Steph Curry – in realtà è 1,88 – si è impegnato fortemente per migliore il proprio tiro. Nonostante non sia basso, i suoi 188 centimetri non sono abbastanza per dominare il gioco del basket fisicamente. Così, insieme a papà Dell – ex giocatore NBA – si allenava ore e ore nel cortile di casa, con il sogno un giorno di ricalcare le orme paterne, senza sapere quale fosse il suo destino.

Il medesimo discorso vale per il terzino sinistro ex Real Madrid e Inter. Infatti, Roberto Carlos attraverso il duro allenamento arrivava a tirare dei veri e propri “siluri” oltre i 100 km/h. In Entrambi i casi, però, consiste una componente di genetica. Non si diventa degli Dei senza un tocco divino.

Proprio per questo certe storie sono avvolte da un alone di magia e proprio per questo Steph Curry e Roberto Carlos possono essere considerati davvero due moderne “divinità”.

 

 

Written by: Federico Di Maio

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