Quanti di noi passeggiando in aperta campagna, percorrendo quei lunghi sentieri illuminati soltanto dai lampioni, disposti strategicamente, hanno immaginato nel loro piccolo mondo interiore di poter guardare una campagna priva di qualsiasi contaminazione, anche tecnologica, ben lontana dalla città, e se non per i chilometri, almeno per concezione?
A pensarci fa “gola”: un luogo dove rilassarsi e riscoprire il cuore del nostro “io” più lontano, tutto ciò che di più semplice c’è, quello che eravamo prima che i tempi corressero veloci, facendo pesare la loro presenza un po’ ovunque. Bello, vero?
Ebbene, per tutti quelli che almeno una volta nella vita si sono fermati ad ammirare il cielo, in una buia notte d’estate, lontani da quei luoghi all’avanguardia tanto affollati, riscoprendo le stelle, visibili a cielo sgombro da quell’inquinamento luminoso che tanto ci preoccupa, sognando di poter ammirare da ogni luogo un cielo così, c’è una notizia che lascia ben sperare.
Un team di biologi, scienziati e tecnici, guidati dal designer olandese Daan Roosegaarde e in collaborazione con il centro ricerca Bioglow Tech e la State University di NY, sta lavorando per portare la stessa atmosfera suggestiva anche nelle nostre inquinate e caotiche città.
L’intero gruppo di lavoro è impegnato attivamente per la realizzazione del progetto “Glowing Trees” – alberi luminosi – già avviato nel 2010.
Gli esperti fanno sapere che l’idea è incentrata sulla bioluminescenza, che consiste nell’iniezione di geni bioluminescenti nella pianta da fiore, permettendo, quindi, a piante ed alberi di emettere luce propria.
La procedura è in realtà molto semplice: si tratta di generare una sequenza di DNA attraverso un Software, il Genoma, stamparla attraverso un Hardware per la stampa laser e infine realizzare e personalizzare il DNA in base all’organismo vivente cui è destinato.
Dobbiamo ricordare, però, che tutto ciò è già presente in natura nelle lucciole, nella sepiolida e in alcuni batteri; proprio di quest’ultimi, infatti, i geni saranno parte integrante del progetto. Il meccanismo che permette loro di illuminarsi, per così dire, è l’interazione tra luciferina, una sostanza capace di emettere luce, e luciferasi, enzima che catalizza il processo di bioilluminazione.
I vantaggi di questa impresa, oltre che allo stupore di attraversare chilometri immersi in una natura che brilla di luce propria, con alberi che si accendono grazie alle loro forze e piante che non vedono l’ora di mostrarsi anche nel buio della notte proponendosi al posto delle ormai scontate costruzioni artificiali, saranno certamente una riduzione dell’inquinamento, che comporterà aria più pulita e città più vivibili, e grazie anche alle incredibili capacità delle piante, un maggior assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera e un maggior rilascio di ossigeno.
di Irene Di Giuliano
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