Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “How it feels to be free”- Nina Simone
La possibilità di specchiarsi dentro dei disegni adesso è possibile: arrivano gli “psico-fumetti” di Roberta Guzzardi, terapeuta e disegnatrice. Cosa vuol dire questo?
Guardarsi dentro, trovare la propria “ombra” non è un atto facile a dirsi, ma se troviamo il nostro “mostro” blu, forse tutto ha un altro sapore. Scopriamolo insieme.
Ciao Roberta, ben lieta di poter condividere un’intervista con te. Sono rimasta stupita dai tuoi “psico-fumetti” sul web. Allora partiamo da te, psicoterapeuta e illustratrice. Parlami di quando la tua lampadina si è accesa per il mondo artistico, unendolo al tuo lavoro e di come si è evoluto sul web.
Non c’è stato un momento specifico in cui si è accesa la lampadina. Ho sempre disegnato, fin da quando ero piccola, è una cosa che ha sempre fatto parte di me. Lo facevo per rilassarmi, per esprimermi e per imparare metodi e tecniche che non conoscevo. Prima di pensare di diventare psicoterapeuta, infatti, ho pensato per molto tempo di fare la fumettista. Di fatto, quando scelsi l’università, pensai a una scuola di fumetti e a una facoltà che potesse aiutarmi in quel percorso.

Le cose però non sono andate come avevo programmato. Dopo 3 anni di studi di fumetti pensai non fosse davvero la mia strada e mi si accese, invece, la lampadina per la psicologia. Cambiai facoltà e obiettivi di vita. Mi iscrissi a psicologia e feci tutto l’iter: università, esame di stato, scuola di specializzazione. Dopo 10 anni, quando iniziai a lavorare con i primi pazienti, ripresi in mano la matita e mi rimi anche a disegnare. All’inizio solo per diletto, poi, a poco a poco, le strade si sono unite e adesso entrambi i percorsi che ho fatto offrono il loro contribuito a ciò che faccio oggi.
La diffusione sul web è stata una conseguenza. Ho disegnato per lungo tempo solo per esprimere ciò che avevo dentro, poi, dopo che una striscia diventò virale durante il primo lockdown, i profili sui social hanno preso il decollo e oggi sono molto seguiti.
Mi è apparsa, immediatamente all’occhio, la tua descrizione, in cui dici: “prendo spunto da ciò che vivo, mi tuffo nei miei processi interiori, ed ecco il risultato.” Spiegami cosa vuoi intendere e soprattutto ho notato un “simpatico mostro blu” che spesso raffiguri, etichettando le tue illustrazione “storie di mostri”, a cosa ti riferisci negli “psico-fumetti”?

Come ti dicevo, ho sempre disegnato, e ancora disegno, per esprimere ed elaborare ciò che ho dentro. Il mio mondo interiore è sempre stato “emotivamente molto colorato” e, spesso, per potervi dare un ordine e un confine positivo, affinché non mi invadesse, ho avuto bisogno di rappresentarlo graficamente. Disegnare mi consente di far venire fuori quello che sento, comprenderlo meglio, e dargli un senso.
Il Mostro è il risultato primario di tutto questo. E’ il mio Mostro interiore, una parte di me che ho sempre avvertito come scomoda, fastidiosa, ma che ho imparato ad accettare e a riconoscere come essenziale per scoprire davvero chi sono e cosa posso fare nella mia vita. Il Mostro è la mia “ombra” si potrebbe dire citando Jung. Ognuno di noi ha un’ombra, una parte, o più parti di sé che fa fatica ad accettare, riconoscere e con cui non riesce bene a dialogare. Spesso tentiamo di censurare queste parti, sperando di potercene liberare, producendo però l’effetto opposto: perché più porti l’ombra nel buio, più essa potrà dominarti.

La strada, invece, credo che sia quella dell’accettazione, del dialogo, della conoscenza. Una volta condotte alla luce le ombre non sono più ombre, ma possono diventare qualcosa di diverso, anche di positivo, come lo è oggi il mio Mostro, una specie di angelo custode.
Raccontami, in ultimo, cosa vuoi trasmettere attraverso il tuo progetto degli “psico-fumetti” 2.0 e quali obiettivi futuri hai, se ne hai qualcuno nel cassetto.
L’obiettivo principale è quello di comunicare un concetto importante: accettare se stessi, le proprie peculiarità, e le proprie stranezze al fine di scoprire la propria unicità e la propria vera identità.
Per cambiare non ha senso censurarsi, bisogna evolversi invece, conoscersi sempre meglio, scoprire i propri lati bui e imparare ad interagire con essi per non esserne più schiavi. Certo, è un obiettivo esistenziale che dura tutta la vita, non sarà mai completamente raggiunto.
Ma che credo valga la pena perseguire per vivere meglio e scoprire sempre di più il motivo e il fine per cui ciascuno di noi si trova su questo mondo. Penso infatti che, a volte, il proprio talento, la propria “voce”, sia nascosta esattamente lì, fra le pieghe delle ombre che noi stessi non vogliamo guardare. E sarebbe un peccato lasciarsi sfuggire tutto solo per paura di essere “diversi”.
Lo specchio interiore dei disegni è un progetto 2.0 che Roberta Guzzardi ha esteso sul web. Fumetti che diventano virali, grazie all’estensione di un mondo interiore che lei mostra attraverso le sue illustrazioni.
Andate a visitare il suo profilo su instagram: #rob_art_illustrazioni e verrete felicemente risucchiati in questi psico-fumetti.
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