#100esperte è il nome del progetto artistico ideato dalla Fondazione Bracco, un grido di battaglia contro l’ennesimo stereotipo duro a morire che vede il complesso ed interessantissimo mondo della Scienza come prettamente maschile.
Da qui è sorta l’idea di mostrare, non solo con le parole che, si sa, sono piuttosto volatili, ma in maniera visiva, che ci sono tante e tante eccellenze nel mondo scientifico che indossano gonna e scarpe col tacco: Elisabetta Dejana, Barbara Caputo, Patrizia Caraveo, Chiara Casarotti, Caterina La Porta, Luisa Torsi, sono solo alcuni dei volti più noti raffigurati nella suggestiva mostra fotografica di Milano, a cura di Gerald Bruneau.
La Presidente della Fondazione Bracco Diana Bracco ha dichiarato con grande chiarezza i propositi di questa iniziativa, presentata con il titolo “Una vita da scienziata- I volti del progetto #100esperte”:
La nuova presa di coscienza delle donne in tutte le parti del mondo è una straordinaria leva di cambiamento sociale e politico, ma c’è ancora molta strada da fare. In questa direzione si muove anche il progetto 100 donne contro gli stereotipi, nato prima come una piattaforma, poi con un libro e ora con una mostra di ritratti di alcune di loro che hanno accettato di mettersi in gioco, talvolta in modo spiritoso nei confronti della loro professione.
Nonostante l’esposizione sia incominciata solo ieri il fotografo Gerald Bruneau, senza il quale questa mostra non sarebbe stata possibile, si dice molto entusiasta della riuscita, e descrive con grande trasporto la sua esperienza nel realizzare gli scatti che costituiscono il cuore e l’anima di “Una vita da scienziata- I volti del progetto #100esperte”:
La mia è stata una ricerca, tra la scienza e la donna, tra la bellezza della vita e la bellezza inanimata degli strumenti e delle formule, tra i misteri della scienza e quello che per me, ogni volta, è il vero mistero: la persona che incontro. Ho trovato grandi donne, anche quando piccole e fragili di aspetto, che hanno avuto la forza e la capacità di affermarsi e di conquistare spazi di rispetto, di responsabilità e direzione in un mondo così difficile, ancora fortemente androcentrico, diffidente, discriminante.
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