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Chiamami con il tuo nome, l’opera di André Aciman rivisitata da Luca Guadagnino. Quali sono le differenze? Meglio il libro o il film?
La differenza tra i sentimenti e le emozioni, è che i primi sono un privilegio esclusivo dell’uomo. E, d’altronde, quando si parla di uomini, pare non esistano parole in grado di accoglierne il significato profondo. Sembrano sempre descrizioni semplicistiche e approssimative, a paragone con l’immensa complessità di questa sfera, tanto fragile quanto misteriosa. Allora, ridurla in una semplice sequenza di verbi e complementi, apparirebbe una sfida senza vincitore. Non ci rimangono che le immagini, di certo più affilate e dirette. Ma anche qui, qualcuno potrebbe storcere il naso. Eppure, nelle pagine di Chiamami con il tuo nome, André Aciman cura così sacralmente le parole, da restituirci la delicatezza e l’ingenuo abbandono del primo amore. Sarà stato Luca Guadagnino all’altezza, con il suo occhio cinematografico?
Il sipario si apre sulla scena ligure, dove Elio e la sua famiglia passeranno l’estate nella villa in Riviera. Come ogni anno, ospiteranno “l’ospite dell’estate, l’ennesima scocciatura” che, questa volta, sarà un ragazzo di New York impegnato nella tesi di post dottorato, Oliver. Il loro rapporto, inizialmente conflittuale, si scandirà prima in un’amicizia, poi in un desiderio soffocante.
Seppur la trama risulti semplice e solita, è il linguaggio e la sensibilità adottate dalla penna di Aciman, ad ornare le sfide emotive dei due protagonisti. Un amore dettato da un tempo preso in prestito, da una ricerca intima del corpo e dalla paura di appartenere a qualcuno. Si, è proprio questo il nucleo della storia. La conquista di chiamarsi con il nome dell’altro, abbandonando le paure e le insicurezze. Anche se il film e il libro concordano sotto questi punti – preservando il vibe della storia -, Guadagnino si è comunque lasciato andare a qualche libertà, permettendosi di levare qui e aggiungere lì, elementi e scene.
Nel libro di Aciman, la storia è consumata lungo un paese di mare. Tant’è vero che Elio e Oliver si scambiano il loro primo bacio su una scogliera. Nel film, invece, la location si sposta in una campagna lombarda, vicino Crema. Sembra poi, che il regista si sia divertito a giocare anche con l’epilogo, spostandosi dai romantici vicoli romani, a una stradina di Bergamo. Questa è una delle parti più belle dell’intero libro, dove fanno alcuni incontri significativi e vivono dei momenti che ricorderanno negli anni a venire. Inoltre, è il momento in cui Aciman spalma sulle pagine tutto il miele che gli era avanzato dal barattolo, caricando le scene di una dolcezza inaudita.
Nel libro l’attesa di Elio di consumare il rapporto con Oliver, è vissuta come un confuso turbinio di ansie ed euforia che lo porteranno, nel mezzo, quasi a respingere il suo corpo. Aciman cura la sfera della vergogna e il dolore, che Elio confesserà solo dopo l’amplesso. Nell’adattamento cinematografico, invece, seppur Elio affermi di essere nervoso, si va a perdere la sfida psicologica e fisica del protagonista. Inoltre, i postumi non vengono degnati di una virgola, seppur rappresentativi del risvolto psicologico di Elio. È qui, infatti, che viene delineata l’apertura del nuovo atto.
Questo è solo uno dei dettagli che Guadagnino, un po’ per i tempi stretti, ha trascurato nel suo lungometraggio. Oliver, infatti, si presenta la prima volta con una camicetta azzurra di cui Elio si ricorderà anche tempo dopo. Seppur anche nel film Elio la usi per pulirsi dopo aver fatto l’amore con lui, la camicia appare comunque come una sciocchezza insignificante. Eppure la regia di Guadagnino, intacca anche per quanto riguarda la scena principale del film: l’addio, colonna importante della storia. Guadagnino, infatti, termina il suo lavoro con il saluto dei due protagonisti alla stazione dei treni, un frammento mai inserito nel racconto originale. Aciman trascura questo momento conclusivo del loro rapporto, preferendo invece, aprire il margine a quello che accade dopo il loro allontanamento, quando si incontrano nei vent’anni successivi. Momenti carichi di pathos e nostalgia ma anche di amaro rimpianto.
Fare spazio ai pensieri o lasciarsi trascinare dai gesti? Il libro di Aciman ci apre le porte alla mente di Elio, esplorando e condividendo i suoi sentimenti. Mentre, Guadagnino ci fa vedere il quadro da lontano, come fossimo spettatori del fiorire di un amore sottile e delicato.
Written by: Laura Cervelli
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