È tutto il resto: Fleetwood Mac, in Rumors tra i litiganti la musica gode
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Deep
Relax
Passion
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Underwood”- Ludovico Einaudi
“A volte non servono le parole..” si chinò a raccogliere qualche granello di sabbia, la stessa che le scorreva lentamente tra le dita, la stessa che la stava abbandonando. Mi sussurrò questo, mentre era di spalle. “Non provare, non provare a farlo..” e i suoi capelli mi accarezzavano il viso, mentre la guardavo di schiena. Sembravano volessero farmi il solletico, nel frattempo che il mare si faceva spazio tra di noi.
Era da molto che non tornavo qui e quell’odore di salsedine mi faceva sentire a casa. Il volto delle case raccontava sempre la stessa storia, anche se io provavo in maniera imperterrita a cambiare la frase finale. La stessa che lei mi ripeteva sempre. La stessa che lei rovesciava nell’ombra di questo immenso oceano mare, sfociando nell’ombra di Fra le righe.
“Come puoi sfamarlo. E’ lui che nutre, chiunque osa guardarlo.”
La locanda Almayer, sembrava avesse fermato il tempo, il suo aspetto era sempre lo stesso. Non aveva rughe, crepe che tratteggiavano il tormento degli anni trascorsi. Sembrava tutto al suo posto, o almeno pensavo. Elisewin, era da qualche parte che mi stava aspettando, sentivo il sospiro dei suoi pensieri, le mani che aleggiavano nel vento, mentre mi ripeteva sempre la stessa frase: “Come puoi sfamare l’oceano…”
I gabbiani danzavano nell’aria, senza esitazione, eppure ero io ad esitare, a non riuscire a spingermi oltre quel mare, quella passerella davanti a me. Il molo ospitava barche inasprite, ricoperte dai rimasugli dell’oceano. In lontananza sentivo una voce che mi chiamava, sempre più forte, fino a diventare un eco. Thomas, il marinaio che dipingeva le sue barche, mi fa cenno di venire verso di lui: “Qual è il vento ti ha portato fin qui? Elisewin, credo ti stia aspettando.”
Se chiudo gli occhi, riesco ancora a vederla. Lei, la sua passerella che l’accompagna lungo la vista di un immenso amico, l’unico che riesce a colmare i suoi tormenti: l’oceano mare.
“Mi vedi?”, le si creava un ruga sugli occhi, rideva, come fosse una bambina. “Questa sono io che entro in contatto con il mare, con il suo odore, la sua forza, la sua prepotenza.”
I pensieri si quietavano, nel momento in cui si accendeva lo scroscio irresistibile dell’acqua che accompagnava i passi della gente, su questo infinito lungomare. “Era da tanto tempo che non mi rifugiavo da sola in mezzo alle onde. Fin quando non ho visto il tuo volto. E ho capito che non potevo più scappare. In questo luogo, in cui il tempo non esiste, ti prego voltati..”
“Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare… Ma soprattutto: il mare chiama… Non smette mai, ti entra dentro, ce l’hai addosso, è te che vuole… Puoi anche far finta di niente, ma non serve. Continuerà a chiamarti… Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà.”
Hai ancora il fiato spezzato, vero? L’effetto dell’oceano è davvero prepotente, Elisewin aveva ragione. Adesso deglutisci, smaschera questa finta voglia di proteggerti, perché lo so. Lo so a cosa stai pensando, forse siamo un po’ tutti Elis. Quell’immensa paura di “spingersi nel mare”, proprio come racconta Baricco. Lo so che spesso hai dimenticato a casa le chiavi e quel giorno è stato “il giorno” che ti ha cambiato la vita e, se non avessi dimenticato, cosa sarebbe successo?
Ti riconosco, ti vedo. Prova ad affrontare il grido disperato dell’oceano, per nasconderlo tra le tue braccia e farlo diventare tuo.
Allora adesso, ascoltami. Non fuggire. Ho qualcosa per te, qualcosa che sarà solo tuo. Devi sapere che il rumore delle onde viene considerato “rumore bianco”, qualcosa che va oltre e ci fa ricordare inconsciamente dei vissuti, delle emozioni pure che abbiamo dimenticato. C’è un posto speciale, nel mondo, in cui l’oceano canta.
Sì, dai, non ridere. Dico sul serio, quindi ora chiudi gli occhi e…
Written by: Francesca Aiello
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