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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Low rising”- The Swell Season
“Chi è stato il primo a definire la parola “normale”? Fuori dal normale, al di là di quell’etica che noi abbiamo stabilito essere “normale”, niente di più. Niente di più di quello che potrebbe essere diverso dal quel luogo comune di stranezza. Eppure ci sarà un luogo in cui ci si può incontrare e l’atipicità potrà essere normale, tenuta sotto controllo, senza sforare quella linea di libertà dell’altro.”
C’è la signora Patricia che sta sbrigando le ultime faccende della giornata, parla poco la tua lingua: “E’ sempre qui a battere su quella macchina da scrivere. Cos’è che ha battuto via e ha voglia di recuperare? L’altra volta ho visto i suoi fogli finire nel lago e lei buttarsi dentro per salvarli. Un’estrema pazzia, ma lei è un’artista e non vuole saperne di liberarsene di questa storia. Vada avanti, guardi positivo.” Ho scandito dentro di me quella parola per più di cento volte, fino a farle perdere di significato: “pazzia”.
E’ una storia che comincia con l’imbroglio della follia, ma finisce nella certezza di… Anzi voglio farti arrivare fino alla fine, prendendoti per le mani, per gli occhi. In Fra le Righe, questa è la storia che è stata vissuta davvero, sei pronto a viverla di nuovo? Ah, non ricordi? Tutto è un eterno ritorno e comincia così…
Eri appena arrivato nella vecchia casa sul lago. I tuoi occhi incrociavano la stessa sagoma, piegata a quattro zampe vicino allo strapiombo del lago. Un signore con i capelli color grigio topo, una lunga treccia che si poggiava sulle spalle e un cappello da marinaio. Poggiava la sua barca di carta sulla sponda del lago e poi guardava in alto per ripetere sempre la stessa storia. Una fila di passanti, ogni tanto gli dava un’occhiata e qualcuno di rado si fermava per ascoltarlo: “Ero pazzo, ero al limite… Navigavo, scendevo dalla nave, ma come si può risalire? C’era una volta un vecchio marinaio con la sua docile barca, non riusciva a proseguire. Tutti gli dicevano che aveva fatto a schiaffi con la sua follia. Il mare era circondato dai suoi mostri, non riusciva a scendere, ad arrivare a riva. Più andava avanti, più i mostri lo assalivano..” nel frattempo, ti aveva lasciato in sospeso, mentre si chinava per far navigare la sua barca di carta su quello che lui chiamava oceano.
Dentro di noi si nasconde una stanza segreta, dove combatte un mostro che ha libero sfogo. Non chiede il permesso, in pianta stabile mette le radici, formando quella che è la sua “casa”, dentro il nostro inconscio. Pat non conosceva l’arte del “il lato positivo” dove poter far sorgere il sole al di là delle nuvole, voleva solo riprendersi la sua vita.
“Vuoi scherzare, la domenica? Adoro la domenica, vivo per la domenica. La famiglia si riunisce, mamma fa gli involtini. Papà si mette la maglia, guardiamo la partita. Sì, mi fa impazzire quello che è successo, la mia vita. Sì, ero negativo. E’ solo che non apprezzavo né lei, né te. Tutto questo l’ho perso, l’ho buttato via.”
“Due matti che riconoscono e accettano di non essere perfetti”, ed è così che Pat e Tiffany vengono etichettati. Noncuranti, alla fine delle loro giornate passate insieme, se ne stanno lì sulla riva del lago. Almeno è questo il riflesso della tua immaginazione, mentre stai leggendo il “Lato Positivo” tratto dal libro di Matthew Quick, da cui ne è nato un capolavoro hollywoodiano.
Perché “due matti”? Al di là del pregiudizio, se tendi il tuo sguardo oltre il pregiudizio, Pat e Tiffany si riconoscono, si accettano per ciò che sono. Lei tendenzialmente vulnerabile, un processo mentale maniacale, tendente all’esagerazione della realtà. Lui ha uno spettro interiore che altera l’umore, ma hanno qualcosa che va oltre.
Non esistono momenti sbagliati in cui incontrarsi, esiste il coraggio di prendersi.
Nelle “problematiche” alterate dalla loro fatiscente personalità, ognuno vede quel “lato positivo”, quel sole che sorge dentro. Ora ti starai chiedendo, quali siano i disturbi che hanno e perché li hanno portati a legarsi, a vicenda. Pensi davvero sia essenziale o forse carpire che ognuno di noi ha dei limiti, al di là dei disturbi patologici, che creano rapporti non sani?
“Il mondo ti spezza il cuore in ogni modo immaginabile, questo è garantito. Io non so come fare a spiegare questa cosa, né la pazzia che è dentro di me e dentro gli altri, ma indovinate un po’? Domenica è di nuovo il mio giorno preferito! Penso a tutto quello che gli altri hanno fatto per me e mi sento tipo… Uno molto fortunato!”
Written by: Francesca Aiello
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