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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Hoppípolla”- Sigur Rós
“Le persone non possono vivere senza la loro ombra, e le ombre senza le persone non esistono. Eppure noi siamo divisi e continuiamo a vivere. Non può essere, c’è uno sbaglio da qualche parte. Non sei d’accordo?”
Il passaggio delle nuvole a rallentatore dietro la montagna, un chiaroscuro che volteggia nell’aria, mentre il vento crea una sinfonia stridente, poi melodica. Un’atmosfera a zig-zag, la pioggia ermetica che batte sulle tue ciglia. Il cielo sembra fatto di stoffa, dove le rondini cuciono l’ultima roteazione nell’atmosfera, che sembra eterea. Non smette di roteare lo stormo, finché stanco e audace si posa dietro la montagna e la visione smarrisce, di colpo.
Gli alberi fanno da mantello all’aria pesante del vento, mentre tutto ha una propria ombra: le montagne, l’acqua di un lago lontano, le foglie che cadono dagli alberi. Tutto ha una sua contro-identità, un lato “oscuro” del proprio essere, solo tu non hai l’ombra che ti accompagna per specchiarti nei sassi di questa realtà.
Quel cancello a ovest era l’uscita della città, sigillata dal muro di cinta: una lunga muraglia alta sette o otto metri che nessuno ha mai scavalcato. Sei lontano dalla “Fine del mondo e il paese delle meraviglie” e le tue gambe tese dal lungo viaggio, lasciano il passo al senso di inerzia delle tua mente che ancora procede, ma non sa più dove andare.
“Beati gli smemorati che avranno la meglio sui loro errori e così la vita si ripete, eternamente. Guardati attorno, ritorni dove non sei mai stato, ma hai già vissuto.”
La memoria gioca scherzi da elefante, sei sicuro di non aver mai lasciato questo posto in Fra le righe? Sei sicuro di non aver già letto quello che stai vedendo adesso?
C’è un passaggio sotterraneo vicino quel fiume che riecheggia dell’odore dei ciliegi, anche se è inverno e non hai la benché minima idea di come sia possibile questo rovescio delle stagioni. Hai compiuto ben due passi, eppure c’è un eterno movimento, o forse è solo la tua testa che proietta immagini già viste, che vorrebbe tornare ad assaporare di nuovo nella realtà presente. Calpesti ogni foglia che pian piano sta prendendo una sfumatura verdastra, e le montagne tornano a fiorire e la pioggia ad evaporare, a salire di nuovo in quel posto su in alto.
Il tempo di un salto, diretto giù nel cunicolo e la forza di gravità sembra aver smesso di esistere, risucchiandoti al di fuori di questa città, che pare essere uscita da un film di Tim Burton. Tokyo è quel posto dove la Fine del mondo arriva in un colpo d’occhio. L’asse della terra smette di contare i suoi respiri, mentre tu cammini sull’orlo di un cielo terso e parziale, ma non ti muovi, non scomponi nessun movimento del tuo viso.
Movimenti sempre più a rilento, in stop motion, mentre i ciliegi sbadigliano, colpendo le ali di una farfalla. Improvvisamente le lancette dell’orologio centrale impazziscono. “L’ultimo arrivato, prende il posto del guardiano della memoria, nella torre più alta”, l’auto parlante continua a ripetere questa frase e il prescelto, indovina chi è?
Sei tu.
“A sud del Paese delle meraviglie, c’è un luogo sconosciuto, dove un vecchio saggio, all’interno del suo teschio tira fuori dalla tua testa: emozioni, ricordi, odori, parole. E’ un colpo grosso e la banca centrale occupa il resto delle emozioni, le ombre sono nascoste nella cassaforte del tempo. Non basterà il tuo coraggio, dovrai…” Non fece in tempo a finire, che era scaduta l’ora d’aria della memoria. Svanita nel buco nero del tempo.
Tutti erano tornati ad essere senza identità, in mancanza della loro ombra, risucchiavano la clessidra del tempo vivendo inconsapevolmente.
La mente è capace di creare un’infinità di mondi, ma che alle volte non sono altro che proiezioni inconsapevoli e similari degli individui che si sono incontrati nella realtà, riplasmandoli in modo che possa esserci quella comprensione che magari non è stato possibile avere dal vivo. Questo è Murakami nel “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, questo sei, potresti, quasi certamente, anche con piccoli dubbi remoti, se non vicini alla realtà essere: tu.
C’è solo una soluzione. Vuoi sapere qual è?
Written by: Francesca Aiello
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