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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Nessuno vuole essere Robin”- Cesare Cremonini
“E cosa c’entriamo noi con la realtà? Che spazio sarebbe disposta a lasciarci?”
“Driin, Driiin…” Lo squillo del telefono cresce, sempre più forte, diventa persistente. La vibrazione fa tremare il comodino vicino al letto, dove vi stavate assopendo. “Pronto, chi è?” Nessuna risposta, per almeno 3/4 di minuto. Tutto d’un tratto, nel silenzio una voce scura, ombrosa. “La realtà è pronta a concederle uno spazio in un comodo loft, con tanto di vista panoramica che affaccia sulla vita. Mi lasci il suo recapito. L’avviso che non può disdire, se non lascia indietro un pezzo del suo..”
Cade la linea, rimanete immobili per lasciar sfumare quei pochi secondi che decadono, si polverizzano nel tempo. Dovreste lasciare indietro il vostro “luz”, in cambio di una porzione di realtà.
Questo è solo l’incipit di una lunga storia dove voi siete i protagonisti, insieme alla realtà di David Grossman, in Che tu sia per me il coltello, proiettata in questa realtà 2.0. Cosa aspettiamo, allora? Fra le righe dà inizio a questi “hunger games” di parole.
Non vi spaventate, in fondo la voce che avete sentito al telefono è solo l’istinto che vi sta chiamando, proponendovi una nuova avventura. La stessa che Grossman vi propone nel romanzo: concedervi all’altro, entrando in un luogo senza nome. Dovete allontanarvi da tutte le comodità che di solito vengono offerte. Tutto questo per “vivere” una verità anti convenzionale, come in “Che tu sia per me il coltello”.
Le parole di Yair, un uomo di 33 anni che, dopo aver notato una donna sconosciuta ad un raduno del liceo ritrarsi in maniera particolare in sé stessa, decide di scriverle e di proporle uno scambio di lettere, un puro rapporto epistolare. Ciò che Yair le chiede sono soltanto parole e nessun tipo di incontro fisico, il semplice fluire del corpo dei pensieri, tutto ciò che ognuno di noi nel mondo reale solitamente tiene per sé e che non si sognerebbe mai di raccontare a qualcuno.
“Avremo un sacco di primi incontri come quello e ogni volta ci scopriremo in modo nuovo. Perché rinunciare a qualcosa? Perché rinunciare a tutto? Perché, forse, solo attraverso questo prodigo “tutto” ci verrà svelata, a poco a poco, l’essenza particolare che può crearsi tra te e me, ma mai tra altre due persone. […] Per tutta la vita ci “accontentiamo”, e con te voglio toccare tutto, con gesti ampi e generosi, come se questa fosse l’ultima volta che tocco in vita mia.”
Grossman propone un incontro fatto solo di parole, di respiri che vanno all’unisono, perché tutto a tu per tu si rovinerebbe. L’incontro reale implicherebbe complicazioni, perché il mondo idealizzato cadrebbe nell’oblio. Due facce della stessa medaglia che creano una simbiosi: da una parte l’illusione idilliaca di un amore creato nell’immaginazione, dall’altra la profonda sensibilità di pesare le parole che si vanno ad incrociare.
“Complichiamo i rapporti come grandi cruciverba. E tu mi chiedi “perché? E quanti inutili scemi per strada o su Facebook. Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli? Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori.”
Cremonini canterebbe Grossman così. “A tu per tu complichiamo i rapporti come grandi rebus, ma non chiedere perché”. Perciò la teoria dello scrittore israeliano potrebbe dirsi vera? O forse il problema è che ad oggi il tempo viene ingabbiato dentro una clessidra, credendo di non averne abbastanza. Siamo circondati da una moltitudine di stimoli e possiamo lasciarci ammaliare da un mondo 2.0, come quello virtuale. Ciò che ci rende “reale” la prospettiva delle chat è l’istantaneità della comunicazione, le immagini e tanto altro.
Non abbiamo più il coraggio di trovare qualcuno che ci frughi dentro con quel coltello di cui parla Grossman. Scavando così nelle nostre paure e riportarle a quel “luz”. Quell’ossicino che si trova in noi stessi, indistruttibile, che ci riporterà alla vita. Ad una vita reale, di carne, di passione.
Written by: Francesca Aiello
Che tu sia per me il coltello David Grossman LA VOCE DELLA RADIO Tre Pagine
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