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I Paesi dell’ex URSS non sono proprio il massimo quando si parla di diritti umani. Non è un caso, infatti, che si sono posizionati tutti in fondo alla classifica dei Paesi Europei più sicuri del 2023, con tanto di mappa colorata annessa. Tra tutti questi rossi, la Romania, –protagonista di oggi– si è classificata 42°, ma forse il suo punteggio sta per cambiare.
Tra il 2019 e il 2020 ventuno coppie omosessuali avevano presentato petizioni alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo –per gli amici CEDU– visto che il Paese non riconosceva il loro matrimonio. E questo non stupisce più di tanto, visto che in Romania l’omosessualità è stata depenalizzata nel 2000 e che i matrimoni omosessuali non sono ancora legali. Queste petizioni sono importanti perché, per le coppie sposate, ci sono molti diritti a cui possono accedere, ma se il Paese non riconosce il matrimonio –omosessuale-, c’è un problema –di fondo-. Inoltre si tratta di una posizione prettamente governativa, visto che, in base ai sondaggi, il 43% della popolazione si è rivelata favorevole alla protezione legale per le coppie omosessuali.
Pochi giorni fa, la CEDU ha dato il suo verdetto sulle petizioni. –Rullo di tamburi, per favore-. La Romania ha violato l’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, relativo al rispetto della vita privata e familiare dei cittadini.
“Nessuno degli argomenti addotti dal governo per giustificare la limitazione delle unioni legali al solo matrimonio eterosessuale può prevalere sull’interesse dei ricorrenti a vedere riconosciute le loro relazioni” -la CEDU
La sentenza diventerà vincolante in tre mesi, in cui entrambe le parti potranno appellarsi ad un tribunale ancora superiore; se invece ciò non dovesse avvenire, la Romania sarà –ed è già- sollecitata a legalizzare le unioni civili il prima possibile. Anche perché, ha aggiunto la Corte:
“Consentire il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso non minerebbe l’istituzione del matrimonio poiché le coppie eterosessuali possono ancora sposarsi.” – la CEDU
È un bel passo –non del tutto autonomo, ma questi son dettagli- per la Romania. Non possiamo prevedere come si evolverà la situazione, anche visti i precedenti del Paese, quindi non ci resta che aspettare e tenerlo d’occhio.
Written by: Aurora Vendittelli
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