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.Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Casino” – Ryan Beatty
Visto che di problematiche LGBT+ ce ne sono tantissime, ho riempito un sacchetto ed ho estratto un argomento a caso per l’articolo di oggi e della prossima settimana. E la sorte mi ha levato dallo sgradevole onere di scegliere. -In quanto persona non binaria, ho un problema anche con il verbo “scegliere”-.
Con questo bigliettino intendevo sottolineare il “problema dell’inesistenza di un pronome neutro“. Ovvero, l’inesistenza nell’italiano parlato di pronomi per le persone non binarie. –Ho la certezza di aver già parlato di questo, ma ripetere non fa mai male. Soprattutto se sono poche righe-.
Quindi, mentre nella scrittura ci sono le soluzioni della schwa, della x, dell’asterisco e di qualsiasi altro simbolo strano –l’emoji dell’unicorno è difficilissima da guadagnare-, in voce non esiste una soluzione, perché le lingue sono mortalmente lente ad evolversi. Prima che lo possiate pensare vi dico che non è una strada senza uscita o meglio, delle piccole soluzioni ci sono. Mentre mi chiedevo come impostare questo articolo e chi intervistare, la risposta mi è proprio crollata tra la mani, o meglio, si è seduta sulla sedia accanto alla mia. Ho chiesto a Maia, che studia alla Scuola Holden e che quindi, per definizione, fa attenzione alle parole, cosa ne pensasse e se avesse una soluzione.
“È praticamente impossibile introdurre qualcosa di nuovo nella lingua. Asterisco funziona nello scritto, ma più che trovare qualcosa di nuovo potremmo semplicemente utilizzare quello che capita, perdere la regola.” – Maia
Visto che, a causa di voicebookradio.com per motivi che non vi dirò, ho standard troppo alti, una risposta non mi ha soddisfatto e quindi ho iniziato a chiedere in giro. -I miei compagni di università hanno iniziato ad odiarmi-. La maggior parte delle persone sono state variazioni di una sola frase –per essere studenti di narrazione siamo gente molto poco creativa- :
“Personalmente chiedo alle persone neutre quali pronomi preferiscono oppure cerco di non usarli proprio”.
Quindi, come un cane che si morde la coda, siamo tornati ai due triti e ritriti pronomi binari, lei/le e lui/gli. -Vi aspettavate l’inglese? Siamo in Italia, usiamo l’italiano-.
Poi ho incontrato unə studente che è statə l’equivalente della Divina Illuminazione: Alice. Ovviamente, nonostante io sia una persona brusca e diretta, non l’ho fermatə con “Hey, secondo te qual è la soluzione al problema dell’inesistenza dei pronomi neutri?“. So che molti miei conoscenti diranno il contrario, ma abbiamo fatto una chiacchierata prima. -Traduzione: le ho fatto almeno un’altra domanda prima-. E quando ho introdotto il discorso, parlando delle risposte e chiedendo il suo parere sulla prima che mi è stata data, ho ricevuto una bella dichiarazione. -Ho rimpianto di non aver fatto un’intervista doppia: sarebbe nata una discussione interessante-.
“Secondo me non ha senso. Come ci deve essere rispetto per le persone trans, ci deve essere per le persone cis e per i loro pronomi. Una cosa molto è bella è quella di stroncare i finali, per integrare, anche nel parlato, i pronomi neutri.” – Alice
L’ultima persona con cui ho invece parlato, Didone Giunta, non è qualcuno a caso a cui ho chiesto una dichiarazione: sapevo perfettamente che parlando con ləi avrei ricevuto una rivelazione assoluta, accentuata dal tono serafico con cui l’avrebbe sganciata, che sarebbe stata fondamentale per questo articolo. Perciò, come io ci ho parlato per ultimə, tra tutti i pareri, l’ultimo di cui sentirete sarà il suo: inizialmente mi ha dato una risposta che si può benissimo tradurre con un’alzata di spalle e poi mi ha spiegato il perché.
“A parte che mi farebbe senso se qualcuno iniziasse a parlare di me con il voi e ad usare i verbi al plurale, […] penso che sia impossibile introdurre nuovi pronomi al momento, perché penso che l’italiano sia al pari di una lingua morta. Non si evolve: le parole nuove, sono parole inglesi che vengono italianizzate. Di per sè, l’italiano, non si evolve. ” – Didone Giunta
E il discorso ha preso il via, sfociando alla radice del problema, che, a molti, sembra più piccola di quanto non sia. È un vero e proprio tronco sotterraneo che tutti cerchiamo di ignorare, perché, se non capita a noi in prima persona non ce ne rendiamo conto: il punto non sono i pronomi che vengono utilizzati e in che modo, ma chi li usa.
“Il problema non sono le persone che mi vengono incontro con i pronomi, sono le persone che non lo fanno. Non mi interessa il mio genere. Non mi interessano i pronomi e nemmeno come appaio, se non mi sento al sicuro perché, girando per strada, rischio che qualcuno mi aggredisca. Io amo le persone che mi vengono incontro, ma ho paura di quelle che non lo fanno.” – Didone Giunta
E forse, ci preoccupiamo ed impuntiamo sui pronomi perché è più facile lavorare su qualcosa di “piccolo“, che si può aggiustare o su cui si può, in un modo o in un altro, mettere una pezza, perché così ignoriamo quello enorme che incombe.
Written by: Aurora Vendittelli
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