Nascita ed evoluzione del progetto dell’UE per la mobilità internazionale universitaria
Negli ultimi tempi si è parlato molto di “area Shengen” e della libertà di circolazione all’interno dell’Unione Europea. Quella che adesso sembra essere diventata una minaccia per la stabilità dei paesi dell’UE in realtà è una grande opportunità di sviluppo per diverse categorie, come è stato il progetto Erasmus per gli studenti universitari.
Ma cos’è Erasmus di preciso? L’acronimo sta per European Region Action Scheme for the Mobility of University Students e rappresenta l’opportunità per tutti gli studenti accademici dell’Unione di concedersi un periodo di studio all’estero, anche per chi non può permetterselo.
Nato nel 1987 ad opera di Sofia Corradi e sotto la supervisione della Commissione Europea, si pone come obiettivo la mobilità internazionale degli studenti, come mezzo di interazione tra le diverse culture e apertura al dialogo tra i popoli.
Dal 2014 il progetto ha preso il nome di Erasmus+ per via delle nuove finalità assunte: un primo livello per lo studente, che completa la sua formazione accademica arricchendo il suo bagaglio, e un secondo livello che riguarda la cooperazione tra università. Le possibilità offerte agli studenti sono due: l’outgoing classico, dove gli studenti frequentano le lezioni e sostengo gli esami in maniera classica, e la trainership, dove lo studente effettua un periodo di tirocinio (solitamente di 3 mesi) in una struttura ricettiva convenzionata con un ateneo straniero.
In ogni caso, qualsiasi sia l’ambito di applicazione, al progetto Erasmus va il merito di aver creato una generazione di studenti internazionali e di aver reso l’Unione Europea un unico enorme campus.
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