Con la crescita esponenziale del numero delle persone che popolano la Terra – che si prevede arrivare entro il 2030 a 8,6 miliardi – si rivela oltremodo necessario correre ai ripari per rendere la convivenza sempre più funzionale non solo tra esseri umani, ma anche in rapporto all’ambiente in cui viviamo.
Potrebbe sembrare assurdo, ma già oggi una delle principali fonti di inquinamento proviene dall’industria tessile, e bisogna tremare al solo pensiero di come saranno le cose quando il numero dei terrestri arriverà a cifre ancora più esorbitanti – si parla di una crescita della domanda di capi di abbigliamento superiore del 60% rispetto ad oggi entro il 2030!
Proprio per questa ragione, rappresenta un’ottima notizia e fonte di ottimismo la tendenza, promossa da Donne in Campo Cia-Agricoltori Italiani e Ispra, che sta prendendo piede in questi ultimi tempi: tingere capi d’abbigliamento e accessori con sostanze 100% naturali, un po’ come si faceva nell’antichità.
Foglie di carciofo bianco, cipolle ramate, residui di potatura del ciliegio, ricci del castagno, sono davvero numerosissimi i materiali che si prestano a dare una colorazione naturale e duratura agli indumenti, senza inquinare l’ambiente e anzi valorizzando le risorse di cui abbonda.
Oggi la produzione di eco-tessuti in Italia costituisce il 20% del settore, con cifre che superano i 4,2 miliardi di euro. Stando ai dati più recenti, il 55% degli italiani sarebbe disposto a pagare di più fino al 25% di questi capi eco-friendly: bisogna cogliere la palla al balzo ed incoraggiare, coerentemente con quanto auspicato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sempre più impianti di produzione che seguano questa linea d’azione.
Comprereste un capo d’abbigliamento 100% naturale?
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