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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Blowin’ in the wind” – Bob Dylan
Il 13 luglio del 1985 fa Bob Geldof segnerà la storia della musica. A lasciare un marchio non saranno di certo le canzoni della sua band Boomtown Rats, men che meno il suo nome, ma un’impresa leggendaria: il più grande concerto rock e pop di sempre, il Live Aid. Quasi 40 anni alle spalle, eppure la gente continua ancora a parlarne. Ma quest’anno le foto dell’evento con Wembley gremita di gente sembrano un ricordo a cui ritornare, da guardare con nostalgia. I famigerati concerti con le sedie regalano un’aria da oratorio alla musica dal vivo fino al momento in cui inizia la prima canzone. Poi per un attimo ci si dimentica delle preoccupazioni e si canta, anche se la pioggia battente manda fuori uso l’amplificazione e trasforma un concerto rock in una serata acustica.
Oltre 70 nomi della scena musicale dell’epoca davanti a 160mila persone divise tra Londra e Philadelphia in diretta in oltre 150 paesi. Un evento del genere non si è mai più ripetuto. Con occhi romantici quasi si immagina un secondo Live Aid in una veste nuova, quando si potrà parlare di vera ripartenza. Apre Londra con gli Status Quo con Rockin’All Over The World e da lì in poi è un sogno dopo l’altro. Spandau Ballet, B.B King che esegue How Blue You Can Get e continua a suonare anche con la corda rotta.
Il pomeriggio prosegue con Bryan Adams, U2, Beach Boys e Dire Straits: fossi stata lì avrei chiesto ai presenti come ci si riprende da un medley simile. Poi è la volta dei Queen, osannati da tempo immemore per la loro esibizione leggendaria: l’impressione di aver assistito a un qualcosa di irripetibile è già viva. Come superare un’esperienza del genere? Elton John è tra i primi che ha questo compito ingrato e non manca la frecciatina bonaria “Avete rubato lo scena!”
Il palco di Philadelphia cerca di difendersi con Neil Young ed Eric Clapton, ma è Phil Collins a sorprendere planando sui comuni mortali con un elicottero perché pochi momenti prima aveva un concerto in Inghilterra. Tutto pur di suonare un paio di brani con i Led Zeppelin nonostante i rancori sul palco con Jimmy Page. Per lui Collins non è il benvenuto, deve essere una reunion dei Led Zeppelin. Errore dell’ultimo minuto, ma non può lasciare il palco. Sarebbe stato un pessimo titolo per i giornali, che comunque ricorderanno la pessima performance nonostante il pubblico entusiasta per quello che sta accadendo.
Bene, ma non benissimo.
La mediocrità non si addice a dei perfezionisti come loro: Collins, Page e Plant che chiederanno espressamente agli organizzatori di non inserire l’esibizione nel DVD.
Passano le 3 del mattino ed è la volta di Mick Jagger, Tina Turner e Bob Dylan che si rende protagonista con una magica chitarra immaginaria. Una corda si era rotta nel mezzo di Blowin’ in the Wind. L’imprevisto regala al pubblico un’imitazione di Pete Townshed con la air guitar. Nonostante i problemi tecnici e le falle il Live Aid guadagna 150 milioni di sterline. Missione compiuta, in teoria. Peccato che Bob Gedorf si trascinerà un sacco di critiche soprattutto per la gestione del denaro: un giallo che ancora oggi, ha molte ombre.
Written by: Mariahelena Rodriguez
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