Soundtrack da ascoltare durante la lettura:”Welcome to the Black Parade” – My Chemical Romance
Il fil-rouge di oggi è alone. Rigorosamente in inglese, perché tingere il mondo di bianco e nero è una proposta più interessante dell’arrabbiarsi ogni giorno per gli occhiali appannati. Sia ringraziata la mascherina. Un minuto di silenzio per i miopi: questo periodo difficile li ha fatti diventare monaci asceti. Almeno nella solitudine non si è ciechi, per lo meno nel senso letterale del termine.
La solitudine involontaria è una trappola gigantesca in cui prima o poi si cade. È lo scotto da pagare se i pensieri viaggiano, si intrecciano e diventano saghe mentali. A volte diventano così interessanti, complicati, pesanti, che s’incappa nell’errore di innamorarsene. Il tempo di un battito di ciglia e si diventa prigionieri della propria testa, e certe volte il pernottamento non è di lusso. Spesso in questo senso musica e scrittura aiutano a dare un inizio e una fine alla matassa di dubbi e blocchi che si accumulano negli attimi di solitudine. La scrittura li esorcizza, la musica dona il senso di appartenenza.
Video musicale
Welcome to the Black Parade dalle prime note di pianoforte segna una generazione di emarginati che trova un linguaggio per esprimersi. È quasi un richiamo: se vi trovate in una stanza piena di gente e suonate le prime quattro note del brano, qualcuno si girerà. Se si volta più di una persona, dopo i primi venti secondi si stringeranno tutti in un abbraccio collettivo e canteranno le prime strofe. Più che una canzone, quello dei My Chemical Romance è un inno.
When I was a young boy
My father took me into the city
To see a marching band

In punto morte il protagonista ricorda le parole del padre e la promessa che gli aveva fatto in quel pomeriggio d’estate, quando la banda suonava in città. Un giorno avrebbe sconfitto i suoi demoni. Sarebbe stato pronto ad affrontare il mondo da solo. Il brano poi esplode in una cavalcata epica e pomposa ispirata al grandeur dei Queen. Probabilmente Freddie avrebbe applaudito, per poi aggiungere “si bravi, ma un po’ tristi”.
Defiant to the end we hear the call
To carry on, we’ll carry on

Dietro ai chili di trucco e le uniformi a metà tra Sgt.Pepper’s e Tim Burton Welcome to the Black Parade nasconde la voglia di riscatto dalla solitudine. Il brano poi sconfina nello special, che dimezza di velocità e diventa un momento di raccoglimento da cantare con la mano sul cuore.
Do or die, you’ll never make me
Because the world will never take my heart
[…]
I’m unashamed, I’m gonna show my scars
Give a cheer for all the broken
Welcome to the Black Parade è stato un momento epocale nella musica del nuovo millennio perché ha riunito sotto una sola bandiera tutti gli scappati di casa, quelli che nascondono le cicatrici dietro un sorriso. Una canzone può essere uno spiraglio di luce: forse quel buio e quelle cadute sono anche parte di un’altra storia. Basta guardarsi attorno, e suonare quattro note.
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