Soundtrack da ascoltare durante la lettura: ”La rosa bianca” – Sergio Endrigo
Oggi nasce Sergio Endrigo, uno dei primi autori della canzone italiana che unisce musica e poesia. Collabora con Ungaretti e Pasolini in un momento in cui l’industria musicale, così come l’Italia, è ancora tutta da ricostruire. Nasce la canzone impegnata che punta a parlare della gente con un linguaggio accessibile e un tappeto musicale essenziale. Sarebbe banale e scontato ricordare Canzone per te e Lontano dagli occhi e, magari, sottolineare anche come sia entrato da diritto nell’olimpo dei grandi cantautori assieme a De André, Gaber e Tenco. Ma questa è una storia già scritta e sconosciuta, che passa anche per il suo carattere schivo e restio al successo che, contro ogni sua previsione, sfonda le barriere internazionali.
È quasi ironico pensare al successo di Endrigo. Proprio lui, che una patria non l’aveva più. Nato a Pola, è uno dei tanti volti dell’esodo giuliano-dalmata dopo la sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, ma è solo un bambino. Quella fuga da casa sembra più un’avventura che un dramma, cosa che invece è per sua madre. Da un giorno all’altro ha dovuto abbandonare tutto, i suoi ricordi, gli amici, ed è a loro che dedica 1947.
Video musicale
Non sorprende che Endrigo, dopo aver vissuto la guerra sulla sua pelle, si leghi all’ideale rivoluzionario di Cuba. Nel 63 pubblica La rosa bianca, uno stralcio di una poesia di José Martì dei Versos Sencillos che nel 39 diventa il celebre canto popolare Guantanamera. Endrigo la musicò per il film La rimpatriata di Damiano Damiani. Non sapeva di chi fossero quei versi. Solo dopo, quando lo inviteranno a Cuba a suonare, scoprirà che Martì era considerato il poeta più grande dell’isola. Giusto abbastanza per avere una statua enorme che campeggia sull’Avana.

La sua partecipazione intellettuale alla rivoluzione è sincera e sentita, forse perché animato dal sentimento di rivalsa di un popolo che voleva riottenere la sua libertà. Lì sembra una speranza concreta, non come la sua che non basta per fargli rivedere la sua città. Cuba è intrisa da un velo di romanticismo, influenzato dagli ideali della rivoluzione anche dall’accoglienza calorosa che il cantante riceve ogni volta che viene invitato. Ma l’idea del popolo che si libera dal suo oppressore, sebbene giusta e sacrosanta, è solo il primo passo per costruire una nazione. È la fase successiva che è sempre la più difficile, come la storia dimostra.

Oggi Cuba è lontana dall’immagine idilliaca e romantica di paese virtuoso che molti si sono costruiti. È anche uno dei motivi per il quale ogni volta che vedo gente alzare la bandiera e citare pochi slogan semplici quanto efficaci mi si rimesta lo stomaco. Magari non sanno che oggi la gente si fa file chilometriche per avere un tozzo di pane, oppure che lo stato vaccina in massa la popolazione con vaccini non approvati a livello internazionale. Chissà Endrigo cosa avrebbe scritto della sua amata Cuba vedendola adesso. Se tra le righe ci sarebbe stata la stessa speranza…
Post comments (0)