Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Benvenuti” – Selton
Il fil-rouge di oggi è la parola assetato, la diretta conseguenza del caldo. Anche se ora come ora l’estate è solo un sogno di cartolina. I singoli da spiaggia si stanno lentamente insinuando nei palinsesti, ma c’è chi gira ancora con il maglione perché “con 10 gradi fa freddo”. La parola d’ordine del meteo d’Aprile è stata solo una: inverno. La primavera non è pervenuta. Ma in attesa che i soliti nomi da hit parade vengano scongelati, i Selton danno a tutti il benvenuto nel loro mondo tropicale di colori e contaminazioni.
Lontani dagli stereotipi ammiccanti che per qualche ragione vogliono che il sud del mondo suoni in modo tutto uguale, il trio brasiliano trapiantato a Milano porta un ibrido tra pop e bossanova. Un italiano che suona diverso, sia per l’accento che per l’approccio ai testi. Già dalle premesse è un cortocircuito totale, un affronto alla sacra italianità che mette in disparte chi ha un cognome straniero. Verrebbe però da chiedersi cosa significhi davvero essere italiani, se poi in estate si scimmiottano ritmi latineggianti che appiattiscono la varietà musicale di quei luoghi.
I Selton
I Selton sono un melting pot vivente che racconta con il sorriso la realtà dell’ipocrisia italiana ed invitano ad accogliere l’umanità tutta, anche gli indifferenti. Se c’è apertura e tolleranza reciproca, forse si diventa persone migliori. Intanto tutti sono benvenuti: c’è samba, pizza, bossa e agonia. Ma non vuol dire che nessuno sia esente da critiche. Benvenuti parte con un attacco di trombe: un brano pronto a suonare nei migliori porti del paese.
Benvenuto a chi raggira e a chi fa soldi puliti
A chi paga le tasse, a chi è oppresso e anche a chi opprime
Benvenuto a chi tace davanti al male, a chi è venuto in pace
Benvenuti è una dichiarazione d’intenti di una band che tra allegria e serenità da festa in spiaggia non risparmia nessuno. Alla fine c’è posto davvero per tutti, visto che i paesi non sono che confini tracciati arbitrariamente dalla storia, e difenderli dai presunti invasori non ha molto senso. A ragion venduta in uno stato che ha solo 150 anni, siamo tutti un po’ stranieri rispetto al vicino di casa. Tanto vale ballarci sull’ipocrisia, sorridere, e lasciare la porta aperta quando ci saranno gli estremi per il dialogo.
Nel sound dei Selton tradizione e ritmi brasiliani si uniscono per creare una musica che ha radici ovunque e in nessun luogo. Perché l’unica vera casa è il mondo intero, anche se spesso più che aprire le braccia chiude le porte in faccia. La band prende atto della realtà che li circonda sempre ma in maniera leggera, con ironia, per creare un manifesto di umanità che va oltre campari e capoeira.
Italiano, brasiliano, essere umano
Cuore pulsante col destino tracciato dalle frontiere storte disegnate a mano
Brasiliani trapiantati in Italia che con l’allegria da pezzo dell’estate ci mettono davanti ad uno specchio: il riflesso è un po’ bruttino. Ma per chi lo accetta, la casa dei Selton è aperta a tutti. Anche a Bolsonaro? Beh, il mondo è uno: si dovrà pur trovare un modo di dividerlo con lui, come dicono loro.
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