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today18 Maggio 2021
Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Cronaca nera e musica leggera” – Ministri
Un album è per definizione un lavoro ragionato. Ha la pretesa di esigere un’ora o più della vostra vita per essere compreso pienamente. È un discorso che va contromano rispetto alle esigenze di oggi, con i servizi streaming e il venerdì santo in cui escono tutte le novità. Molte case discografiche sono più avvezze a far rilasciare singoli agli artisti. L’album è un pensiero che viene dopo. Prima bisogna soddisfare un pubblico dominato dall’impazienza. Per fortuna le eccezioni sono sempre vive: band e cantanti che vanno in direzione ostinata e contraria e intavolano un discorso interessante anche a rischio di essere gli ultimi della fila. I Ministri scelgono la strada a metà e pubblicano un EP, spinti da un anno e mezzo folle. La colonna sonora? Il rock più nudo e crudo.
I Ministri potrebbero essere definiti la band sconosciuta più conosciuta d’Italia, ma suonano da più di 15 anni. Sono i portabandiera di una scena che è lontana dalla corsa alle classifiche ma che vive del circuito live e dell’assembramento, che regala spettacoli emotivi e coinvolgenti di una potenza inaudita. Cronaca nera e musica leggera, uscito il 14 maggio, è un EP figlio della confusione del periodo e dell’immediatezza di rompere il muro del silenzio. Dietro la provocazione del titolo non si nasconde una critica al pop, ma verso la tendenza di usare la musica come panacea per fuggire dai problemi senza andare avanti. Dopo qualche minuto ci si può sentire meglio, ma appena la canzone si ferma il mondo continua a girare.
Peggio di niente non offre consolazioni facili, ma seppellisce gli ascoltatori sotto uno strato di chitarre. Troppo rock? Nel rock il cliente non ha sempre ragione, dicono loro. È uno schiaffo all’ipocrisia dell’ “usciremo migliori” che tanto dominava i discorsi dello scorso anno. Un messaggio del genere non può essere edulcorato, non arriverebbe con la stessa forza. C’è anche spazio per De André con una citazione a Ho visto Nina volare. Stavolta il simbolo dell’innocenza della bambina sull’altalena si rovescia, perché la corda si spezza.
Bagnini ha un nome che farebbe subito pensare alla prossima hit estiva dell’anno. Il risvolto che nasconde è un altro: è dedicata alle persone che nella confusione credono di trovare le risposte nei punti fissi della loro vita. Si ha la sensazione di aver capito tutto del mondo, come i bagnini credono di aver capito il mare.
Inferno è il brano più chiuso e cupo, a tratti claustrofobico: l’unica occasione di apertura è il ritornello. Ma cos’è l’Inferno?
Il vero inferno è il condividere costantemente tutto quello che viviamo. Ci ritroviamo rinchiusi nel nostro piccolo quotidiano senza volerlo, anche quando usciamo.
I Ministri con Cronaca nera e musica leggera prendono i programmi, le aspettative e i sogni degli anni 90 e li buttano in un cestino. Il mondo si muove troppo velocemente. Forse è più facile “far bene una cosa al giorno”, come una canzone che lascia davvero il segno.
Sarebbe bello credere davvero di essere davanti ad un paese migliore, ma ora come ora quello che è emerso sono solo contraddizioni. L’aggettivo “cultura” si è rivelato essere un brand: le difficoltà del settore dello spettacolo non hanno solo ingigantito un problema che era stato nascosto sotto il tappeto. La luce in fondo al tunnel si inizia ad intravedere, ma è consigliato procedere con cautela.
Written by: Mariahelena Rodriguez
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