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Soundtrack da ascoltare durante la lettura:”Fiumi di parole” – Jalisse
Dopo l’indubbia euforia-post vittoria dei Måneskin all’Eurovision Song Contest è giusto toccare qualche tasto dolente: l’edizione dell’Eurovision del 91 a Roma e la partecipazione dei Jalisse nel 97 con Fiumi di parole. Guardare al passato è un modo per prendere nota. Soprattutto dopo il grande rispetto guadagnato mandando sempre canzoni di qualità dal nostro ritorno nel 2012.
L’edizione del 91 vienne ospitata in Italia, in un capannone di Cinecittà. La conduzione è piuttosto all’italiana, pregna dell’arte dell’arrangiarsi che si sposa male con un prodotto completamente diverso da Sanremo. Non si può condurre tutto all’acqua di rose, con calma, mentre la musica si perde tra numerose ospitate che fanno slittare l’orologio all’una. I maggiori commentatori europei si rendono conto della proverbiale disorganizzazione italiana: la conduzione è improvvisata, così come la scenografia. Inoltre Cutugno non ha dimestichezza con l’inglese. È un’edizione appena sufficiente, ma il fallimento viene registrato così negativamente in Via Mazzini che la prospettiva di organizzare di nuovo l’Eurovision diventa un incubo.
Lo spauracchio si fa ancora più vivo con il gruppo che da solo sconvolge le case discografiche e la RAI: i Jalisse. Alessandra Drusian e Fabio Ricci vincono a sorpresa nel 97 con Fiumi di parole, da outsider totali e indipendenti. Comparsi nella scena solo un paio d’anni prima nel giro di pochi attimi vengono catapultati su tutti i giornali, seguiti da strascichi di polemiche. Il brano non registra vendite stellari, ma si insedia in qualche modo nella memoria degli italiani. Anche se i Jalisse sono stati delle meteore, la loro Fiumi di parole è resistita al test del tempo. È difficile trovare qualcuno che non conosca il ritornello o che non lo abbia mai sentito.
La vittoria viene accolta con un po’ di gelo. Ma le regole son regole, e i Jalisse volano a Dublino. Il brano è amato da tutti, i bookmakers danno l’Italia come favorita. Una spada di Damocle cala sulla testa del comitato RAI alla prospettiva di dover organizzare ancora una volta l’Eurovision. Il flop del 91 è ancora troppo fresco secondo Ettore Andenna, commentatore dell’edizione del 97.
Un’ora prima dell’inizio della manifestazione chiesi di parlare con il capostruttura e gli dissi : “Mario qui i bookmakers ci danno vincenti o nella peggiore delle ipotesi secondi”. Ripenso con un sorriso al gelo dall’altra parte ed alla richiesta di conferma se stessi scherzando o meno.
I Jalisse guadagnano un ottimo quarto posto, anche se secondo Andenna la RAI voleva evitare di farli vincere. Tutta questa scia di polemiche che quasi trascendono la leggenda metropolitana -si parla infatti di un vero e proprio boicottaggio- sono una macchia che difficilmente va via. L’Italia si defilerà dalla partecipazione all’Eurovision fino al 2012. I Jalisse però non mollano la presa, è dal 98 che provano a partecipare a Sanremo con brani sempre diversi. Il sorriso amaro però viene: vorrebbero solo una lettera che gli spieghi perché continuano ad essere scartati. Non la pubblicherebbero, promesso.
Ora che l’interesse verso l’Eurovision si è rinnovato sia tra gli italiani che tra i vertici è tempo di scrollarsi di dosso l’incubo tragicomico del 91. Non mancano idee e nemmeno risorse, ciò che bisogna dimostrare è il coraggio di fare uno show che esca dalla confort zone italiana. Serviranno anche conduttori in grado di reggere tutto lo spettacolo in inglese, e ce ne sono. È l’occasione per annunciare presentatori giovani e scrollarci di dosso l’immagine di paese per vecchi. Intanto, noi staremo a guardare: i prossimi 12 mesi saranno difficili e l’Italia deve esserne all’altezza.
Written by: Mariahelena Rodriguez
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