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Cinema e TV

È tutto il resto: Davide Shorty, cittadino del mondo e anima fusion

today4 Maggio 2021

Background
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Soundrack da ascoltare durante la lettura: ”Tuttoporto” – Davide Shorty

Ogni giorno ci si confronta con le etichette che gli altri ci cuciono addosso. Giudizi a tratti superficiali, il più delle volte dettati dall’immediatezza e dalla necessità di definire in pochi minuti la complessità della persona davanti. In un mondo che sente la necessità di fuggire dalle sfumature perché difficili da definire, si apre un bivio. Si può rifiutare l’etichetta e muoversi in direzione opposta, oppure farla propria e trasformare la critica in ricchezza. Davide Shorty con il suo nuovo album fusion. prende la seconda strada. 

Davide Shorty
Ph: Ambra Parola

Tutto è iniziato ad AmaSanremo, quando uno dei giudici dopo aver cantato Regina gli dice:”Tu sei fusion”, per poi procedere con una sfilza di nomi che con il genere in sé per sé non c’entrano nulla. Una critica mascherata da etichetta, per dire che in parole povere era un mappazzone di Master Chef senza capo né coda. Fatto sta che la parola fusion continua a rimbombare nella testa di Davide, che con un colpo da maestro trasforma l’accezione negativa in positiva e la mette in copertina. Lui è fusion perché fa delle contaminazioni culturali e musicali sospese tra Palermo e Londra un punto di forza: due città diverse quanto simili perché crocevia di umanità. 

Ogni brano di fusion. è un biglietto da visita, un pezzo dell’anima di Davide Shorty. Tuttoporto denuncia il razzismo sistematico in Italia che spesso trova ampio spazio in prima serata. È semplice navigare nell’indifferenza, è semplice fingere che le ingiustizie non esistano, normalizzare le morti in mare. Non è semplice scendere a patti con la consapevolezza che gli artisti in quanto tali devono portare un messaggio di umanità e rispetto verso il prossimo. Sono atti di civiltà che non dovrebbero avere un colore politico.

Davide Shorty
Tracklist dell’album

Non respiro è una canzone che non ha bisogno di spiegazioni: è tutto lì, nel titolo e nel pugno allo stomaco che da il testo. La chiusura di Abbanía con Alessio Bondì e Roy Paci lascia attonito l’ascoltatore con un briciolo di sensibilità. È un brano da ascoltare più volte, ad occhi chiusi: l’arpeggio di basso in solitaria, le onde del mare, una tromba in lontananza. Anche se il testo in dialetto siciliano non si comprende in prima battuta subito si percepisce il peso di ogni parola. 

Ph: Ambra Parola

Non mancano i featuring, che con Davide Shorty diventano occasione per portare al centro dell’attenzione nomi lontani dal mainstream italiano. In direzione ostinata e contraria, perfetta per un artista che ha deciso di complicarsi la vita con jazz e soul. Battiti in parole cantata assieme a Sans Soucis è di una dolcezza unica, si insinua in punta di piedi nel cuore perché l’alchimia tra le due voci è perfetta. Impressioni con Serena Brancale crea un atmosfera lounge che sembra un invito a fermarsi un attimo e a fuggire dalla frenesia di tutti i giorni. 

fusion. è uno smacco a chi dice che i cantanti dovrebbero solo far divertire. La musica può essere evasione, ma non può essere solo il sottofondo di un supermercato. Davide Shorty parte dalla sua storia e fa della complessità una ricchezza. Sospeso tra intimismo e umanità, coglie l’occasione per sottolineare che siamo tutti cittadini del mondo. Il razzismo, anche se ora non è più in prima pagina, non è scomparso. 

Leggi anche – È tutto il resto: il curioso caso dei Selton

Written by: Mariahelena Rodriguez

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