Ogni intervento chirurgico espone ad un rischio, anche il più semplice ed insignificante, che aumenta esponenzialmente quando ad essere operato è un bambino molto piccolo. Se poi si tratta di un intervento su un feto, ancora nella pancia della madre, che non pesa neanche mezzo chilo, diventa una vera e propria impresa titanica.
Ed è proprio un’impresa titanica quella fatta da un equipe composta da diversi specialisti: il professor Massimo Candiani e il professor Pietro Mortini, primario di neurochirurgia dell’IRCCS San Raffaele di Milano, che hanno collaborato con il prof. Fabio Andrioli Peralta, ginecologo ed esperto in chirurgia fetale di San Paolo (Brasile). Con un intervento durato poco più di due ore, il team è riuscito a correggere la spina bifida di un feto nella pancia della madre, che è nato senza alcun problema neurologico.
Questo risultato ha dello straordinario: ha dimostrato, infatti, come l’intervento fetale renda la prognosi migliore per il paziente, rispetto ad un’operazione eseguita in età neonatale. Questo è dovuto al fatto che il feto è ancora in divenire nell’utero, quindi ha un’alta capacità rigenerativa.
Si tratta, quindi, di un’ottima notizia per quella che è una condizione che colpisce un feto su 1.300, e restituisce la speranza di un futuro migliore a chi sarebbe costretto ad una invalidità già dal primo momento di vita.
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