Durante la lettura si consiglia l’ascolto di: “Acqua azzurra, acqua chiara” di Lucio Battisti.
Finalmente, dopo più di venti anni di buio, può dirsi libero il canto di Lucio Battisti.
Una giornata da incorniciare per la musica italiana e per i suoi appassionati, sia per i più che per i meno attempati. Dopo 21 lunghissimi anni, approda sulle maggiori piattaforme musicali una parte della discografia di Lucio Battisti, immenso interprete di questa espressione dell’arte.
È stato trovato l’attesissimo accordo a quel brutto contenzioso dovuto alla spartizione dei diritti sulle canzoni, scattato tra gli eredi dopo la morte prematura di Battisti. Lieto fine raggiunto grazie alla decisione da parte dell’Editore Acqua Azzurra, titolare dei diritti di streaming e download, di conferire mandato alla SIAE.
Un problema, quello dei diritti sulle canzoni, purtroppo molto comune e che ci ricorda come nemmeno il mondo della musica sia immune alla viscida influenza del dio denaro. Decine i casi citabili: Dalla guerra per i diritti e non solo (tutt’ora in corso) tra i fratelli Gallagher, a quella che con tutta probabilità scoppierà tra gli ex membri dei The Giornalisti, freschissimi di separazione.
Nel caso di Battisti, la parte della discografia che finalmente ha avuto il via libera alla pubblicazione è quella relativa alla collaborazione col paroliere Mogol (pseudonimo di Giulio Rapetti). Si tratta di quella fase della carriera dell’artista, forse la più bella (sicuramente quella più di successo), che ha dato vita, anche e soprattutto grazie all’apporto dato dal genio di Mogol, ad alcuni dei più grandi successi degli anni ’70 e a pezzi semplicemente senza tempo che hanno lasciato un segno indelebile nella storia della nostra canzone.
Viene difficile contestualizzare certi brani, già considerati perle di rara bellezza trent’anni fa, al panorama musicale di oggi, a tratti ridicolo se paragonato a quello degli anni ’70. Anni dove corrono dolcissime le nostre malinconie. Ma proviamo per un attimo a fingere che i pezzi in questione, brani come “Mi ritorni in mente” e “Il mio canto libero”, fossero stati realmente scritti e pubblicati nel 2019. Bene, ora siete invitati a porvi due quesiti tremendamente seri:
Prima domanda: “Questi brani avrebbero avuto lo stesso immenso successo raggiunto allora?”
Seconda domanda: “Perché la prima domanda è così tristemente retorica?”
Post comments (0)