Dibattito tra docenti e genitori riguardo l’eccessiva mole di compiti assegnati per le vacanze. Il tutto è cominciato da Paolo Di Stefano, il quale, in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, ha espresso il suo parere affermando che le vacanze sono tali anche per gli studenti e che non le devono passare solamente sui libri. Inoltre i compiti assegnati sono molti e in una ventina di giorni di vacanze, dice Di Stefano, non lascerebbero neanche spazio ad attività alternative. Termina quindi l’articolo scrivendo “la scuola si fa odiare”.
A ciò rispondono i docenti dicendo che in primo luogo molte delle pagine da studiare e degli esercizi da fare sono, alcune volte, semplici ripassi o domande alle quali si può rispondere in due-tre righe. Aggiungono poi che di questi tempi, dove ovunque sembra esserci ignoranza, sarebbe più utile e produttivo schierarsi dalla parte della scuola. Le istituzioni infatti tentano nei modi più disparati di far studiare gli studenti ai quali, però, sembra importare poco tutto questo. L’alunno ha poi la necessità di studiare, perché imparare è frutto di un lavoro, e nulla si può raggiungere senza uno sforzo.
La scuola sembra quindi opprimere gli studenti con troppi compiti per casa e molto esercizio, ma alla fine sembra che nessuno sappia nulla e le generazioni di oggi siano tutte ignoranti, abbastanza controversa come cosa. Le istituzioni hanno il compito di far studiare, crescere e maturare l’alunno, senza privarlo del tempo per fare altro. Tuttavia anche dall’altra parte ci deve essere collaborazione: 20 giorni sono tanti, e il tempo per studiare e fare altre attività sembra difficile non trovarlo.
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