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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Rewrite The Stars” – Anne – Marie & James Arthur
Sta ricominciando l’incubo, purtroppo. Finita la Pasqua, finita la pacchia – proverbio del tutto inventato dalla sottoscritta in questo momento -. Eccoci di nuovo a parlare di interrogazioni. Finita la Pasqua, finita la pacchia – proverbio del tutto inventato dalla sottoscritta in questo momento -. Oggettivamente, non manca molto alla fine della scuola, in molti hanno già iniziato il conto alla rovescia. Il vero problema è che questo sarà il periodo più intenso, perché finché avremo qualche ponte in vista – 25 aprile e 1 maggio – la prospettiva sarà più leggera. Ma il mese di maggio, l’ultimo, cruciale, sarà una battaglia all’ultimo sangue. Per questo eccoci qui oggi, con un Don’t Panic un po’ diverso dal solito. Si sa che in giornate come queste la tentazione di chiedere agli insegnanti di programmare le interrogazioni è molto alta. Tutti le preferiamo, perché abbiamo più tempo per prepararci e per organizzarci al meglio. Certe volte, però, il tentativo di gestire le verifiche orali, suddividendocele rigorosamente durante l’assemblea di classe, fallisce miseramente e, invece di aiutarci, ci svantaggia.
Da una parte, programmare le interrogazioni, se i professori sono d’accordo, è molto comodo. Intanto, si abbassa l’ansia di essere chiamati quando non ci sentiamo di essere preparati al top e si evita il rischio di sentire l’insegnante che ci nomina proprio il giorno in cui non siamo riusciti a studiare.
Il vantaggio è proprio questo: ognuno sa cosa deve fare e quando e, di conseguenza, ci si organizza nel migliore dei modi. Inoltre, noi studenti, in teoria, dovremmo sentirci responsabilizzati, perché sta a noi doverci gestire lo studio senza ridurci all’ultimo. Eppure, questo tipo di sistema comporta anche dei rischi. Primo fra tutti, l’incapacità di riuscire ad auto-dividersi il carico. Ritrovarci il giorno prima, con una quantità di argomenti infiniti da studiare, per molti può risultare difficoltoso. Quindi, l’unica possibilità è fare nottata per studiare, ma come ben sappiamo non è la migliore delle ipotesi.
Ammettiamo però che ci sia qualcuno che si trovi bene a studiare tutto il giorno prima, perciò ci si mette di impegno e ci riesce. Il problema, in questo caso, non sussiste. Il vero pericolo è che, a causa di un imprevisto, di un malessere o, banalmente, di una mancanza di responsabilità, qualcuno di “innocente” ne risenta. Esempio pratico: se alle 20:00 della sera prima, l’interrogato del giorno dopo scrive:
“Sto male, domani non posso venire”, il panico è la reazione immediata da parte di tutti. Per questo motivo, questi eventi spingono la classe a non programmare più le verifiche perché l’organizzazione non funziona.
Fortunatamente, però, esistono dei modi per farle funzionare bene, ma serve l’impegno e la collaborazione di tutti, naturalmente. Il suggerimento, intanto, rimane quello di suddividersi lo studio autonomamente, di volta in volta, per non rimanere indietro. “E allora qual è il vantaggio?”, chiederete voi giustamente. Beh, sicuramente il fatto che potete gestirlo in base ai vostri impegni. Non è più lo studio che controlla voi, ma voi che controllate lo studio, che è veramente una svolta!
Evitiamo di ridurci alla sera primaIl consiglio per evitare tutti gli imprevisti è avere sempre un piano B. Per esempio, trovare un eventuale sostituto per la persona assente. Sarebbe meglio farlo in anticipo, però, così da non sorprenderlo ma da fargli sapere che deve essere preparato per quel determinato giorno, in caso di emergenza. Chiaramente, è sempre complicato mettere d’accordo tutti, ma con impegno e un pizzico di responsabilità, la concessione di programmare le interrogazioni può essere veramente utile ed efficace!
Written by: Benedetta Bini
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