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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Midnight Memories” – One Direction
È difficile immaginare che, un tempo, le informazioni che andavano memorizzate erano molte di più rispetto ad oggi. Del resto, la tecnologia, da questo punto di vista, ha aiutato significativamente questo processo, visto che possiamo salvare numeri in rubrica, segnarci tutti i compleanni, le date importanti, i codici… Insomma, noi giovani, in modo particolare, siamo portati ad evitare di memorizzare informazioni, a meno che esse non siano strettamente necessarie – come per esempio il nostro indirizzo di casa, quello può essere utile -. Questo, chiaramente, ci facilita nella vita di tutti i giorni, ma un po’ meno a scuola. Le nostre capacità mnemoniche sono come dei muscoli, se non vengono allenati la loro efficienza diventa minore. Proprio per questo, nello studio, la memorizzazione ci risulta un processo lungo e complesso. Ma forse, ho trovato la soluzione a tutti i nostri problemi. Esiste un metodo, chiamato Palazzo della memoria, consigliato specialmente per gli universitari, ma che possiamo tranquillamente utilizzare anche noi. Quindi sì, ragazzi, c’è speranza!
La prima cosa che faccio, quando scopro un metodo come questo, è capire se c’è qualcuno che l’ha utilizzato prima di me e, in tal caso, verificare che abbia funzionato. In questa situazione, possiamo dire di avere delle ottime premesse. Il primo ad utilizzarlo, infatti, fu il poeta lirico Simonide Di Ceo. Purtroppo, l’occasione nella quale lo usò, non fu certo delle più allegre. Aveva appena partecipato ad un banchetto, e, pochi istanti dopo, il palazzo dove era stato organizzato crollò. Simonide ebbe un ruolo fondamentale nel riconoscimento delle vittime, perché si ricordava dove erano sedute prima del crollo. Questo episodio ci consente di comprendere in che cosa consiste sostanzialmente questo metodo. Lo scopo, infatti, è quello di trasformare le informazioni in immagini, possibilmente belle e bizzarre, per renderle più facilmente memorizzabili, e collocarle in un luogo. Se ci pensate, è geniale come idea, e, soprattutto, è efficace anche a lungo termine!
Altri che si avvalsero del Palazzo della memoria furono Cicerone, per ricordare tutto ciò che c’era da dire durante le sue orazioni.
Oltre a lui, anche Pico della Mirandola, che riusciva a ripetere a memoria la Divina Commedia – e questo già la dice lunga – utilizzava questa tecnica. Beh, direi che questa è la prova schiacciante che ci può veramente portare tanti vantaggi, anche perché si basa su due tipi di memoria fondamentali e sviluppati: la memoria visiva e quella spaziale. Insomma, veramente una svolta!
Costruire un Palazzo della memoria, però, richiede tempo e attenzione. Partiamo dalle fondamenta: occorre stilare, innanzitutto, un elenco di parole – chiave che riassumono i concetti che dobbiamo imparare. Bene, ora si può cominciare con l’edificazione. Serve scegliere un luogo fisico che conosciamo come le nostre tasche, come, per esempio, la nostra casa, e stabilire un senso di percorrenza, che è fondamentale al fine di produrre un discorso organico e ordinato. In ogni stanza, si può inserire uno dei macro-argomenti da memorizzare, in un ordine preciso – per questo il verso di percorrenza è necessario -. Fatto ciò, occorre arredare per bene le nostre camere, mettendo in ciascuna di esse oggetti, mobili, quadri o qualunque altra cosa che venga associata a una delle parole chiave.
Grazie a questo procedimento, ogni immagine è collegata ad un argomento, e per renderlo ancora più semplice da memorizzare, è bene che sia un oggetto particolare e bizzarro. Attenzione: evitate di utilizzare immagini troppo simili tra di loro, perché rischiate di confondervi durante l’esposizione.
Insomma, il gioco ormai è fatto, la vostra mente è diventata una specie di mappa del tesoro che dovete esplorare per portare allo scoperto tutti i segreti celati da ogni singolo arredo. Divertitevi e sbizzarritevi, perché il bello di questa tecnica è che la fantasia e la creatività sono alla base. Ricordate di tenere sempre sotto gli occhi il percorso, così da non smarrirvi. Buon viaggio!
Written by: Benedetta Bini
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