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Dimme un po’: ricavare energia dalle onde

Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Pompeii” – Bastille

Vi piacerebbe venire pagati per fare il lavoro dei vostri sogni e, allo stesso tempo, contribuire a salvare il pianeta?

Per diventare come lei vi servirà una laurea in ingegneria civile idraulica e tanta voglia di fare: Giulia Cervelli è un ex kennediana che a soli 29 anni si mette al lavoro per salvare il pianeta.

Noi del YCB abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di capirci di più sul mondo delle energie rinnovabili, in particolare di quella ricavata dal mare, e su come si può intraprendere la strada che vi soddisferà nella vita.

Chissà, potrebbe ispirare anche voi!

Studiare per lavoro

Quando cominciamo un percorso di studi, non sappiamo esattamente cosa andremo a fare dopo. Certo, se prendo medicina non arriverò a fare il commercialista, a meno che non mi metta di nuovo a studiare. 

Per ogni facoltà, però, sono tante le possibili strade che si aprono e così è anche per ingegneria idraulica. Durante gli ultimi anni di studi si è aperta per Giulia la strada che avrebbe percorso dopo: il dottorato di ricerca

“Sostanzialmente il dottorato di ricerca è continuare quello che uno fa all’Università, quindi si studia. Però, invece di avere un capo che ti chiede di fare qualcosa, sei tu che trovi qualcosa che ti incuriosisce e sei pronto a metterti in gioco e a vedere di fare qualche scoperta, se è possibile.”
-Giulia Cervelli

Quindi vieni pagato per studiare, semplice no? 

Non proprio, perché non avendo degli orari specifici spesso ti ritrovi a lavorare anche il weekend, per rispettare le scadenze. Se è una cosa che ti piace, ne vale sempre la pena.

Energia dalle onde

“Noi produciamo energia rinnovabile dal mare, quindi è un campo nuovo ed è legato alla sostenibilità.”
-Giulia Cervelli

Per arrivare a lavorare per l’ambiente, Giulia è partita da ingegneria civile con indirizzo idraulica:

“L’ingegneria civile è ciò che costruisce qualcosa per l’uomo, che può essere una strada, un palazzo, una diga, una fogna… insomma, tutti gli elementi che ci servono per la vita. E io volevo fare la parte idraulica, ad esempio la costruzione dei porti e delle dighe.”
-Giulia Cervelli

Piano piano si è resa conto che quello che voleva fare era lavorare a qualcosa di sostenibile e legato all’energia. Purtroppo, non c’era niente in quasi tutta Italia. A Genova e a Napoli qualcosa c’era, ma è al Politecnico di Torino, dove lavora Giulia, che si concentra il numero massimo di esperti. 

Il suo gruppo è formato da 25 studenti ed è il più grande. Questo ci fa capire come sia un settore poco diffuso e, soprattutto, solo all’inizio. La speranza è un futuro dove ci sono sempre più persone che si dedicano a questa causa.

Studiare fuori

Come si è ritrovata Giulia a lavorare fuori e, soprattutto, come ha affrontato il cambiamento?

Ricordiamoci che è stata una kennediana, proprio come noi, e ha vissuto a Roma. Il suo piano iniziale non prevedeva di cambiare città, ma ancora una volta ci viene dimostrato che la vita può sorprenderci e non tutto va come programmato. 

“Mi ero già immaginata la mia attività a Roma. È successo che sono rimasta ‘fregata’, perché ho vinto una borsa di studio per fare la tesi fuori. Quindi, sono partita e, visto che la tesi durava sei mesi, pensavo di fare sei mesi e tornare. […] Poi è successo che è arrivato il covid, ero a casa, non avevo nulla da fare, quindi ho continuato con loro la ricerca.”
-Giulia Cervelli

Così da una disgrazia come il covid, Giulia è riuscita a cogliere un’occasione: il lavoro che la appassiona a Torino.

Rotò

No, non è una spiaggia, ma un progetto che Giulia ha presentato, con il quale ha vinto un bando

Si tratta di una rotatoria, come quelle che nelle strade servono per far defluire il traffico – fondamentali a Roma –. Il problema è che le rotonde modificano il terreno e intervengono sulla natura.

L’obiettivo era di dare un elemento naturale alla città, cioè la capacità di assorbire un’acqua che scorre sulle strade. […] Quindi, creare questa vasca di raccolta in modo tale da poterla utilizzare secondo le necessità.”
-Giulia Cervelli

Energia dal mare

Attualmente Giulia sta studiando dei modi sostenibili per ricavare energia dalle onde. Quindi, chi meglio di lei, per chiarire i miei dubbi su come si ricava energia dal mare? 

“Facendo un esempio: esistono diverse pale eoliche, ma quando uno le guarda non è che ne riconosce una grandissima differenza. Il meccanismo è lo stesso.”

Ci sono all’incirca 130 diversi dispositivi per ricavare energia dall’acqua del mare e una decina di tecnologie per l’acquisizione dell’energia. Sicuramente più complicato di quello che mi aspettavo.

Esattamente, Giulia cosa fa?

“Quello che noi studiamo si può immaginare come una barca, ha una forma di una barca, ha uno scafo. Quindi, a tutti gli effetti è una barca che chiaramente non si muove, resta tutto nel punto dove uno la mette.”
-Giulia Cervelli

Al contrario di una barca, però, l’obiettivo di Giulia e dei suoi colleghi è quello di farla oscillare il più possibile perché all’interno sono presenti dei pendoli che convertono in energia le onde.

Questo è il loro metodo principale di lavoro. 

Uno sguardo al futuro

Andando avanti negli anni, la questione ambientale è diventata sempre più importante e discussa. Sono ancora tanti i dubbi su cosa succederà in futuro e ho voluto chiedere a Giulia la sua opinione su come si evolverà la situazione, almeno riguardo il suo settore. 

“Sicuramente lo sfruttamento verso le rinnovabili è inevitabile e tanta gente, anche nelle comunità locali, nelle isole, non ha problemi. Credo che un pochino serve che tutti quanti danno il loro.”
-Giulia Cervelli

Uno dei problemi più grandi nel percorso per un futuro più sostenibile è la disinformazione, che porta spesso a false convinzioni che rischiano di ostacolare il lavoro di persone come Giulia.

“Come ci sono stati i negazionisti del covid, adesso ci sono quelli della crisi climatica e, soprattutto, della siccità. Dicono che siccome l’acqua ricopre circa il 70% è impossibile che ci sia la siccità.”
-Giulia Cervelli

In particolare, esiste un gruppo che va avanti con l’hashtag #rubinettiaperti e ostacola la salvaguardia dell’ambiente. Il rimedio a loro e, in generale, a tutti i gruppi di negazionisti? Informarsi.

“La conoscenza del mondo che ci circonda è la strada.”
-Giulia Cervelli

Ansia

Se siete ancora in primo siete fortunati, ma se come me per voi si sta avvicinando il quinto, allora probabilmente potete comprendere benissimo ciò che affligge sempre di più me e i miei coetanei: l’ansia del futuro.

Un po’ perché non mancano le domande dei parenti, un po’ perché anche noi ci mettiamo del nostro, la frase che ci affligge di più è: Cosa faccio dopo il liceo?

Ci viene incontro Giulia, che ci ha tenuto a chiudere l’intervista con un messaggio che ci possa tranquillizzare e ispirare. 

“Credo che un pochino bisogna bilanciare sia il coraggio, il buttarsi, e anche avere la consapevolezza che se poi io prendo una scelta sbagliata la posso cambiare tranquillamente.”
-Giulia Cervelli

Secondo Giulia, se fai la scelta sbagliata non è la fine. L’importante è capire quando devi lasciare andare, per ricominciare su una nuova strada tutta tua. Come mi ha detto lei: se sbagli fa parte del percorso.

“Io credo che ognuno deve trovare la sua strada e la sua utilità nel mondo.”
Giulia Cervelli

Serenità, coraggio e sicurezza in sé, queste sono le parole chiave con cui ci augura di intraprendere le nostre scelte e ci ricorda: solo se ci buttiamo in qualcosa scopriamo veramente di cosa si tratta.

“È come un appuntamento su Tinder. Io ci esco, però solo a un certo punto mi rendo conto di come sei.”
-Giulia Cervelli

Il messaggio, quindi, è: buttati nel futuro e, soprattutto, abbi il coraggio di sbagliare.

Scritto da: Margherita, 5D