Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Upside Down” – Diana Ross
Oggi, 26 marzo, è il compleanno di Diana Ross… che in realtà si chiama Diane. Un piccolo errore all’anagrafe che lei non ha mai voluto correggere. Un ottimo nome d’arte, alla fine. Una voce inconfondibile, abiti ad hoc per ogni esibizione, la black music nelle orecchie di tutti. Una ragazza che è partita da zero per arrivare in vetta alle classifiche.
Una storia, la sua, che è quella di tanti. Tanti che, magari, non riescono. Nacque, infatti, in un ghetto di Detroit, nel Michigan, e la sua passione erano i vestiti. Il suo grande sogno, da bambina, era fare la stilista. E riempiva fogli e fogli di disegni, di sue creazioni, studiando per diventare sarta durante il liceo.
L’incontro di Diana Ross con la musica
Chi l’avrebbe mai detto che, frequentando la chiesa e cominciando a far parte del coro di questa, sarebbe stata notata da Milton Jenkins, produttore di quelli che sarebbero stati, più avanti, i The Temptations. Allora si chiamavano The Primes, e Jenkins cercava delle vocalists per accompagnarli. È così che Florence Ballard e Mary Wilson con Betty McGlow diedero vita alle The Primettes, a cui poi si aggiunse Diana, spinta dal cantante dei Temptations.
Erano i primi anni Sessanta e le ragazze andavano proprio bene. C’è stato poi un altro incontro fondamentale, ossia quello con Berry Gordy, fondatore della casa discografica Motown. Un bel gioco di parole, questo nome: motor town è il nome che viene dato a Detroit. Il trio, formato da Diana Ross, Florence Ballard e Mary Wilson, firmò con la Motown riscuotendo un grande successo. Il loro destino era di diventare le regine del rhythm&blues.
Una serie di successi incredibilmente apprezzati dal pubblico. E solo i Beatles che riuscivano a batterle nelle vendite dei dischi. Ma Diana era troppo forte, e il gruppo prende anche il suo nome. E poi lei decide di prendere la sua strada. Non a torto.
Così comincia il percorso di una donna che diventa giorno per giorno una diva. Il suo look, il suo atteggiamento, le sue canzoni sono diventati, con il tempo, sempre più iconici, seppur cambiando in continuazione. Verso gli anni Ottanta la definitiva consacrazione con l’album Diana. E da lì il resto è storia.
Intanto, nel 1969, era uscito Diana Ross Presents the Jackson 5, il primo album di una tra le band più famose della musica pop. Un indizio, questo, di quanto Diana fosse vicina al giovane Michael Jackson. Un rapporto che, in seguito, sarebbe stato bersaglio di diverse critiche.
Diana e Michael Jackson
Un’amicizia durata per tutta la vita del compianto cantante-ballerino-showman, tre parole che comunque non bastano a descriverlo. Lei lo ha accolto quando lui era solo un bambino che stava per spiccare il volo e gli ha insegnato ad apprezzare l’arte in tutte le sue forme.
“La verità è che mi ha insegnato molte cose. Per me tutto era nuovo ed eccitante. Era molto diverso da quello che ero abituato a fare, che era vivere e respirare musica, provando giorno dopo giorno.“
Michael Jackson
Un’affinità che – lo dicevamo prima – è stata calamita di malelingue, che condannavano Diana. Per tempo si è stati convinti che Michael, appena diciottenne, le abbia chiesto di sposarlo. Ma il loro amore non era di questo tipo: una fusione perfetta di affetto materno, anche amoroso, ma soprattutto di amicizia. Diana ha aiutato il Re del pop a essere quello che tutti noi ora conosciamo. E dovremmo tutti ringraziarla.
Tempo medio di lettura: 3 min La nostra vita è suddivisa in piccoli attimi di frustrazione, inframmezzati ogni tanto da qualche attimo di puro dolore e altri di pura felicità. Dopo questa mezza citazione di Schopenhauer fatta pure male, cerco di spiegarmi meglio. Il 10+1 di oggi si concentrerà su quelle situazioni quotidiane che ci fanno passare dei buoni secondi di frustrazione.
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