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Diabete, il fiuto dei cani è in grado di prevedere gli attacchi di iper e ipoglicemia

today17 Gennaio 2019

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Che il cane fosse il migliore amico dell’uomo si sapeva già, ma che il loro straordinario fiuto possa essere un vero e proprio salvavita per gli individui diabetici è stato appena dimostrato da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Bristol e pubblicato sulla rivista Plos One: stando a quanto riportano i dati, da un test effettuato su 27 cani addestrati è risultato che nell’83% dei casi gli animali siano riusciti a riconoscere un cambiamento nei livelli glicemici del sangue dei padroni, avvisandoli per tempo e dunque impedendo loro di incorre in episodi di ipoglicemia o di iperglicemia.

Il primo caso si ha quando il livello di zuccheri in circolo è troppo esiguo, mentre il secondo rappresenta l’eccesso inverso; in entrambe le situazioni, però, l’individuo può incorrere in perdita di coscienza e, se non si ripristina in fretta un quantitativo ottimale di glicemia, persino alla morte.

È per questa ragione che lo studio, coordinato da Nicola Rooney, potrebbe rappresentare una chiave di volta nella prevenzione di episodi del genere per chi soffre di diabete: il fatto che i nostri amici a 4 zampe, se opportunamente addestrati, siano in grado di riconoscere attraverso il fiuto un cambiamento nell’odore del proprio padrone dovuto ad una variazione pericolosa dei livelli di glicemia nel sangue, potrebbe costituire un efficace metodo di prevenzione finora inesplorato.
Così Nicola Rooney ha commentato i risultati della ricerca:

Sapevamo già da altri studi che la qualità di vita dei pazienti migliora parecchio grazie agli avvertimenti dei cani. Finora però si trattava di risultati ottenuti su piccola scala, mentre la nostra ricerca è la prima di vasta portata sull’uso dei cani per rilevare l’ipoglicemia. L’efficacia dell’intervento è influenzata dal singolo cane e dal suo rapporto con il padrone, e visto che l’uso di questo tipo di cani è in crescita, è importante che vengano addestrati in modo professionale. Ma è necessario continuare la ricerca per valutarne l’efficacia e capire come migliorare le loro performance.

Written by: Veronica Di Sero

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