Tra gli addetti ai lavori, è risaputo che alcune specie animali sono più loquaci di altre, come ad esempio quella dei topi: questi piccoli esserini, infatti, passano intere ore a “chiaccherare” tra loro, emettendo suoni che nella maggioranza dei casi non sono udibili dall’orecchio umano.
Esistono diversi software per ascoltare questi squittii, ma sono perlopiù obsoleti poiché nessuno prima di ora è mai riuscito ad isolare bene i suoni dei topolini rispetto a quelli circostanti. Il merito va a Kevin Coffey, Russell Marx e John Neumaier dell’università di Washington, Seattle, i genitori di un software, dal nome DeepSpeak, che riesce a tradurre correttamente il linguaggio dei roditori.
Questa particolare strumentazione è riuscita a superare l’annoso problema convertendo i suoni in immagini, e trasformando così il problema da uditivo a visivo, campo in cui invece esistono i potentissimi mezzi dell’intelligenza artificiale, come quelli usati dalle auto a guida autonoma.
I primi risultati della ricerca sono già visibili, e infatti dalle analisi risulta che i topi comunicano diversamente in base alle loro emozioni: quando sono felici emettono certi suoni, che sono diversi se ad esempio un maschio incontra una femmina, o se ne percepisce l’odore.
In futuro si pensa di utilizzare questa tecnologia per la cura di dipendenze da sostanze stupefacenti e di disturbi particolari, come l’ansia e la depressione.
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