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Musica

David Bowie in 10 album

today10 Gennaio 2020

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Durante la lettura si consiglia l’ascolto della playlist dei brani di David Bowie

Il 10 gennaio 2016 moriva inaspettatamente David Bowie, dopo 18 mesi di battaglia contro il cancro al fegato.

Inserito al 23esimo posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone, Bowie è stato per decenni protagonista della musica mondiale, reinventandosi continuamente. Il trasformismo l’ha accompagnato durante una carriera prolifica che conta ben 25 album, nei quali ci ha fatto scoprire, attraverso alter ego iconici, non solo un’immagine nuova della sessualità e del costume, ma l’arte stessa della versatilità.

Ripercorriamone in dieci dischi la camaleontica carriera:

Space oddity (1969)

Album della pregiata title track utilizzata dalla BBC per trasmettere l’allunaggio di Apollo 11, contiene i germogli dei temi che saranno presenti nella produzione degli anni ’70, ravvisabili in Cygnet Committee, contro i leader alternativi, e nella lisergica Memory of a Free Festival, addio alla stagione Hippy e critica al consumismo di massa. Da questo momento la produzione di Bowie è legata al produttore Tony Visconti che lo accompagnerà fino a Black Stars.

The Man Who Sold the World (1970)

Album dai suoni più rock in cui è percepibile l’influenza dei Led Zeppelin e Black Sabbath. Anche stavolta la title track è uno dei brani più famosi della sua produzione. È presente anche il blues di Black Country Rock e ancora la psichedelia in All the Madmen. All’inizio del decennio Bowie comincia a collaborare con gli Spiders from Mars che lo aiuteranno a definire il suo marchio di fabbrica.

Hunky Dory (1971)

Canzone più famosa dell’album è Life on mars, aspra critica della società, insieme al manifesto che seguirà tutta la sua produzione, Changes. Dalle tinte più pop, segna l’inizio transizione verso il glam.

The Rise and Fall of Ziggy Stardust (1972)

Con Starman Bowie raggiunge definitivamente la popolarità. Ziggy Stardust, l’extraterrestre androgino, è arrivato sulla terra e con distaccata ironia osserva il mondo per cambiarne le regole.

Diamond Dogs (1974)

Nel periodo di auge del glam, il disco si presenta una sonorità tra rock e echi del punk. Rebel Rebel è l’inno dei giovani, che continuavano con l’ondata rivoluzionaria iniziata nel ’68. Lo stesso vale per le sovversive 1999 e Sweet thing. Lucido critico della società in 1984 con un attacco alla televisione e in Big Brother, contro la costruzione di falsi miti.

Low (1977)

Primo album della trilogia berlinese, seguito da Heroes e Lodger, segna l’ingresso di Bowie nel mondo della sperimentazione elettronica che ferveva nella Berlino dei Kraftwerk e Neu!. La collaborazione con Brian Eno si trasforma in avanguardia pura, a discapito del successo. Da Speed of life a Subterraneans, il disco è delineato per metà da strumentali, segni del più puro sperimentalismo.

Scary Monsters (1980)

Con questo album Bowie torna in vetta alle classifiche e segna l’immaginario con Ashes to Ashes. Diventa portabandiera dell’ottimismo degli anni ’80, caratterizzati dall’attenzione alla moda, ritratta in Fashion, e una nuova cultura adolescenziale in Teenage Wildlife.

Let’s Dance (1983)

Prodotto da Nile Rodgers, si configura come un ibrido tra blues-rock e dance, rivelandosi un album unico ai tempi. Fu l’ultimo grande successo di Bowie, con la title track, Modern Love e China Girl, ritratti puntuali della società degli Yuppies.

Black Tie White Noise (1993)

Dopo l’esperienza fallimentare di Tin Machine, con Black Tie White Noise omaggia la musica Black che l’ha ispirato per tutta la carriera. Ritorna all’elettronica con Pallas Athena, ma si avvicina anche al Soul con la title track.

Blackstar (2016)

Con Lazarus Bowie sembra comunicare in anticipo la morte che avviene due giorni dopo la pubblicazione dell’album. È ravvisabile l’influenza del jazz in Flying Lotus, l’avanguardia di Can’t Give Everything Away e il rock in Tis a Pity She Was a Whore.

Written by: Federica Ferrazza

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