10+1: TORMENTONI RADIOFONICI scelti da noi
Siamo andati alla ricerca di alcuni tormentoni estivi che le radio ci hanno propinato in continuazione e che, almeno una volta, abbiamo ballato tutti.
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Blackstar” – David Bowie
David Bowie è stato, è e sarà. Non esistono parole per descrivere un fenomeno come quello di Major Tom, Ziggy The Stardust, Aladdin Sane, Halloween Jack, The White Duke. Che sono tutti la stessa persona… forse. David Bowie, nato David Jones, nacque l’8 gennaio del 1947 e morì il 10 gennaio di sessantanove anni dopo. Un colpo per la musica, per i fan, per il mondo intero. La fine di una storia che sarebbe potuta durare anche per sempre, con tutti gli alti e bassi che potrebbe avere una normale vita umana. Ma David, forse, non era umano. Era molto di più.
Nel giorno del suo compleanno del 2016 David voleva ancora parlarci. È in quel giorno che esce Blackstar, l’ultimo suo album, anticipato da due singoli usciti nei mesi precedenti, l’omonimo Blackstar e Lazarus. Due titoli che sembrano esprimere una certa spiritualità. Due brani che vogliono dare l’idea del raggiungimento di un nuovo traguardo: la consapevolezza. Bowie era malato da diverso tempo, risultato forse di una vita pervasa da vizi. Un cancro al fegato, un cancro al pancreas, non si è certi. Sono molti i misteri che avvolgono la fine della sua vita. Cose del genere accadono nelle leggende o nei miti. Bowie pare rientrare in entrambe queste categorie.
Una stella nera su sfondo bianco. Come sottotitolo Bowie stilizzato. Così si presenta l’ultima opera del Duca. Che si rivelerà, poi, il suo testamento. Un testamento particolare, perché mentre stavamo ascoltando i nuovi frutti del suo sperimentalismo, David potrebbe aver deciso di andarsene. Non sappiamo se ci ha dato, in vita, tutto ciò che avrebbe potuto donarci. Sicuramente, però, nella sua dipartita abbiamo trovato diversi spunti su cui riflettere. E anche un nuovo personaggio, quello del profeta.
“Look up here, I’m in Heaven”
Lazarus è il nome del lebbroso chiamato nel regno dei cieli, accanto ad Abramo, dopo essere stato maltrattato da un ricco signore. Lazarus è anche Lazzaro di Betania, che a quattro giorni dalla sua morte fu resuscitato da Gesù Cristo. E Bowie sembra prendere entrambe queste prospettive, nel testo e nel videoclip del brano. Un uomo bendato, con bottoni al posto degli occhi, che vuole risvegliarsi, che ha pensieri che lo tormentano. Allo stesso tempo, è un poeta che cerca l’ispirazione, che balla e canta -come una volta-, ad occhi aperti. E poi un armadio, in cui David Bowie si ritira alla fine della canzone.
“This way or no way, you know I’ll be free”
Blackstar è però la vera chicca. Ancora bende sugli occhi con bottoni, ancora un corpo non più giovane che però sa ancora come muoversi. Un testo enigmatico e fortemente simbolico, pieno di voci distorte, musica incalzante. Bowie sembra incontrare la Morte, che vuole portarlo via. A cantare è però sempre lui, e accompagnano la sua voce i fiati, seguendo quel nuovo andamento jazz su cui Bowie aveva deciso di sperimentare. Il tutto, condito da parole che ricordano una funzione funebre, con al centro di tutto “i tuoi occhi”.
“At the centre of it all, your eyes, your eyes”
Insomma, non è difficile percepire dai primi due singoli una fortissima sensazione di imminenza, di essere quasi arrivati alla fine della propria vita. Una fine che, però è sicuramente metabolizzata in modo eccellente e fuori dagli schemi. Come in tutta la sua vita, David ha saputo, ancora una volta, affrontare un argomento spinoso con la musica. La sua eterna battaglia a favore del diverso, dell’emarginato, dell’indifeso riprende ancora una volta, appoggiando chi è nella sua stessa situazione. Si è mostrato debole e malato e forte allo stesso tempo. Nel suo costante cambiare e cambiarsi, di abito e di trucco, nella musica e nella vita, l’uomo venuto dallo Spazio ha poi deciso di essere solo David Jones.
In questo giorno, quello che sarebbe stato il suo settantaquattresimo compleanno, noi lo ricordiamo così. Oggi usciranno due suoi brani inediti, due cover, in streaming e in vinile in edizione limitata. Mother, canzone scritta da John Lennon in ricordo della mamma, e Tryin’ to get to Heaven, brano che ha fatto ravvivare il fenomeno Bob Dylan. Dopo cinque anni, torna ancora. Perché il mito David Bowie non finirà mai.
Written by: Sara Claro
Siamo andati alla ricerca di alcuni tormentoni estivi che le radio ci hanno propinato in continuazione e che, almeno una volta, abbiamo ballato tutti.
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