Inclusione, una parola magica che abbatte le barriere
Imparare ad usare parole che non feriscano, a non mettere all'angolo le persone diverse da noi, provare a metterci nei panni degli altri. L'inclusione è possibile.
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Charles Darwin presentò il 20 Agosto del 1858 in anteprima la sua teoria sull’evoluzione naturale alla più importante associazione mondiale per lo studio e la diffusione della tassonomia e storia naturale, la Linnean Society di Londra, attraverso alcuni documenti inseriti in un saggio insieme ad altri manoscritti di Alfred Wallace.
Il documento anticipa di poco più di un anno quello che poi sarà la pubblicazione del rivoluzionario “L’origine della specie” (24/11/1859); dopo questo testo fondamentale, sono stati mossi i primi passi per la comprensione dell’evoluzione della specie, prima nemmeno ipotizzata. Lamarck aveva provato – qualche decennio prima- a teorizzare l’evoluzione ipotizzando che la funzione sviluppasse l’organo, ma con gli studi di Darwin e con quelli sulla genetica degli scienziati che seguirono la sua teoria venne completamente accantonata.
Per capire meglio, facciamo il classico esempio delle giraffe. Secondo Lamarck, le giraffe allungavano il collo verso l’alto per potersi cibare delle foglie degli alberi; quando quelle situate più in basso finivano, le giraffe tendevano ad allungare il collo ancora di più per poter mangiare quelle più in alto, allungando gradualmente il collo. Questa mutazione veniva poi trasmessa alla progenie.
Per la teoria sull’evoluzionismo di Darwin, invece, nella competizione tra giraffe dal collo corto e giraffe dal collo lungo, quando il cibo iniziava a scarseggiare, solamente le giraffe dal collo lungo riuscivano a sopravvivere e questo tratto genetico veniva poi trasmesso ai propri cuccioli. Questa in sostanza è la “selezione naturale”, che nega totalmente la possibilità teorizzata da Lamarck che l’esercizio sviluppi l’evoluzione, ma afferma con certezza che si tratta di un procedimento che “premia” con la sopravvivenza l’individuo più adatto alla sopravvivenza nel suo ambiente.
Badate bene, non era il più forte a sopravvivere, ma quello naturalmente più dotato!
Sebbene alle stesse conclusioni di Darwin fosse arrivato anche il suo collega Wallace- prima dell’annuncio del 1858 ci furono tra i due diversi scambi di opinioni sul tema- alla storia è passato solamente Charles Darwin; Alfred Wallace, altruista come un vero scienziato, non provò mai invidia per il suo collega ed amico, dando un esempio insuperato di fair play.
Written by: Emiliano Del Vecchio
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