Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Pop Plinn” Alan Stivell e Dan Ar Braz
Le origini dell’arpa sono antichissime, si perdono nelle leggende di tutto il mondo. In ogni continente ci sono tracce ancestrali di strumenti che ricordano la moderna arpa, il cui uso era per lo più legato alla tradizione orale e alle funzioni sacre in cui la musica aveva un ruolo centrale.
Ai tempi dei Bardi, nel mondo Celtico, questo strumento era una prerogativa maschile, con poche corde e che si usava soprattutto per accompagnare la voce durante i canti.
Oggi, in Italia, siamo abituati ad una presenza femminile dietro le corde di questo affascinante strumento e la associamo automaticamente a melodie dolci e rilassanti che evocano paesaggi fatati e creature di stampo mitologico. Eppure, in tempi antichi, era uno strumento esclusivamente maschile, la cui tradizione è andata cambiando nel corso della storia, evolvendosi in varie forme diverse fino a raggiungere la grande arpa classica che vediamo nelle orchestre di tutto il mondo.
Ma l’arpa, oggi, non è solo questo.
Negli anni 70, in Bretagna, si assiste ad una rinascita graduale delle tradizioni musicali e folkloristiche, parallela al rilancio della lingua bretone e ad un forte movimento nazionalista. I grandi artisti di quel periodo rielaborano la musica antica, contaminando l’antico folk con le nuove sonorità rock e pop: il più grande musicista, araldo e fondatore di questa corrente, è Alan Stivell. Il suo impegno internazionale ha permesso all’arpa celtica di arrivare in tutto il mondo, superando lo stereotipo ottocentesco dell’arpa orchestrale. Nelle sue mani, l’arpa diventa un simbolo di qualcosa di più grande, un ponte fra i popoli, le lingue, le sonorità e le culture più diverse. Grazie al suo lavoro, l’arpa è tornata alla ribalta e moltissimi musicisti stanno seguendo il suo esempio, continuando la contaminazione e dimostrando che uno strumento non è limitato ad un solo genere (musicale, ma non solo!) e a una sola epoca.
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