Durante la lettura si consiglia l’ascolto del brano: “Rain – Mika”
Quella che forse è da sempre la caratteristica più affascinante della scienza è il suo incessante reinventarsi per rispondere in modi ogni volta diversi alle stesse domande dell’umanità, tra le quali una davvero immancabile è la richiesta di forme di energia alternative, cosa di cui il nostro pianeta al momento ha notevole bisogno. Guardiamo ad esempio al caso della nascita dell’illuminazione artificiale: dalla semplice candela alla lampada al kerosene, dalla lampadina elettrica alle luci a LED, e da queste… alla luce a pioggia?!
Nessun errore di battitura, perché sta proprio qui la genialità dell’idea messa in pratica da un team di scienziati della City University di Hong Kong: andando a trasformare in oggetto concreto il principio di sfruttare le particelle d’acqua come se fossero dei resistori, hanno infatti reso possibile generare l’energia necessaria all’attivazione di cento luci a LED a partire da una semplicissima goccia di pioggia. In parole povere, gli studiosi hanno fatto sì che, sfruttando un film di politetrafluoroetilene, che possiede la capacità di accumulare una carica superficiale quando viene colpito dalle gocce in questione – le quali si espandono lungo la sua superficie fungendo da contatto tra un elettrodo di alluminio e uno di ossido di indio – si generi corrente elettrica da una fonte di energia alternativa pulita, naturale e pressoché illimitata.
La nostra ricerca mostra che una goccia di 100 microlitri di acqua rilasciata da un’altezza di 15 centimetri può generare una tensione di oltre 140 V e la potenza generata può illuminare 100 piccole luci a LED.
Wang Zuankai
Non serve essere dei maestri in fatto di calcoli per rendersi conto di quanto i dati forniti da Wang Zuankai, uno degli autori dello studio, andrebbero ad ingigantirsi se venissero estesi, poniamo, ad un’intera area colpita dalla pioggia battente.
Siamo dunque davanti al prossimo anello evolutivo della storia dell’illuminazione artificiale?
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