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Tra noi studenti, c’è una regola non scritta, una vera e propria legge inviolabile che deve essere rispettata: dalle 14:15 in poi non si parla più di scuola, almeno fino al momento di fare i compiti. Un po’ perché siamo esausti, un po’ perché siamo frustrati e un po’ perché magari abbiamo qualcosa che ci genera ansia. Usciti dalle mura dell’edificio scolastico, l’argomento non si tocca più, così, quanto meno il ritorno a casa può essere spensierato. Eppure, per fortuna, c’è un nuovo modo di parlare di scuola, sicuramente più piacevole del “Com’è andata la verifica?”. Eh sì, anche questo tema può essere interessante, se, per esempio, si scoprono tutti quegli aspetti misteriosi che prima non conoscevamo. Fidatevi, alcuni sono davvero buffi e originali!
Mettiamo il caso che ci troviamo davanti alla scuola e, per un motivo o per un altro, della nostra classe siamo tre o quattro. In molti casi, in questa situazione comincia il dilemma: “Ma può interrogare o siamo troppo pochi? E se entra una persona sola? La interroga?” .
E altri quesiti su questa lunghezza d’onda. Sono – non particolarmente – lieta di comunicarvi che l’insegnante può interrogare quando vuole, anche se entra una persona sola. In questo caso specifico, tuttavia, è richiesta la presenza di un testimone, che può essere uno studente di un’altra classe, ma anche un docente o un collaboratore. Insomma, a meno che non siamo solo noi e l’insegnante in tutta la scuola, non la scampiamo.
Ma a proposito di classi con pochi studenti, in Italia c’è una scuola che si distingue in particolare per questo aspetto. Un reportage di Repubblica, infatti, ci racconta la storia di una scuola sull’isola di Alicudi, che fa parte dell’arcipelago delle Eolie. La quotidianità di questa struttura non è stata stravolta dal COVID – 19, in quanto non ha mai presentato particolari problemi di distanziamento per il numero scarsissimo di alunni. Siete curiosi di sapere quanti erano?
Rullo di tamburi… la scuola contava un totale di tre studenti. Beh, diciamo che la probabilità di essere interrogati è molto alta. Il vero problema è degli insegnanti: molti di loro, infatti, sono costretti ad affrontare viaggi piuttosto lunghi per arrivare sul posto di lavoro. Altri affittano una casa sull’isola, ma bisogna tener conto che si tratta soprattutto di abitazioni estive, visto che la popolazione totale non supera i 105 abitanti. Insomma, la scuola, un po’ come l’isola, non dev’essere un luogo particolarmente pieno di vitalità e movimento, ma fa bene il suo lavoro. E questo basta e avanza.
In Bangladesh, molte scuole, durante la stagione dei Monsoni, sono costrette a chiudere a causa della pioggia. Un’organizzazione non – profit, perciò, ha deciso di trovare una soluzione al problema, costruendo delle vere e proprie scuole galleggianti a energia solare, dotate, cioè, di pannelli solari, per fornire l’energia necessaria per svolgere tutte le attività didattiche. Di fatto, si tratta di imbarcazioni attrezzate per ospitare un certo numero di bambini, risolvendo il problema dell’interruzione scolastica a causa di fenomeni naturali. Inoltre, anche il costo non è particolarmente alto, rendendo tutto più agevole. Una vera svolta, che caratterizza la Nazione, rendendola speciale!
Beh, ora che ne sapete un po’ di più sulla scuola in giro per il mondo, magari, all’uscita, l’eccezione alla regola sarà consentita. Del resto, si tratta di fatti caratteristici e interessanti, che, state tranquilli, incuriosiranno anche i vostri compagni!
Written by: Benedetta Bini
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