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C’è un oggetto che abbiamo tutti in casa e che usiamo giornalmente, ma è, in realtà, qualcosa di incredibilmente simbolico ed importante.
Ha infinite rappresentazioni e forme, eppure lo rompiamo, lo abbandoniamo in posti improbabili. Stiamo parlando del bicchiere, e quindi, visto che ci troviamo su Cultura B2B, oggi vi raccontiamo la storia del calice.
Il calice è uno degli oggetti sacri che il sacerdote porta con se sull’altare all’inizio della celebrazione e riporta in sacrestia al suo termine. È un simbolo di comunione, condivisione tra Dio e gli uomini. Il sacerdote sull’altare con il vino versato nel calice, simboleggia il sacrificio di Cristo, sofferente, che ha donato il suo sangue per la salvezza del mondo. In alcune celebrazioni, ante Covid, condividevano il calice non solo i celebranti sull’altare, ma, in particolari momenti, anche con i fedeli.
Ha una tradizione che giunge dagli antichi ebrei:
“Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”
(salmo 115)
Il calice era uno degli oggetti più semplici da trovare, perché presente nelle case, dove i primi cristiani si riunivano per celebrare i primi riti. Il più antico calice conosciuto è quello del diacono Orso del VI secolo, ancora conservato nel museo di arte sacra a Feltre. Ma ce n’è uno avvolto in un mistero che ha animato leggende e storie fantastiche, nonché infinite ricerche…
Durante l’ultima cena Gesù, oltre a spezzare il pane, condivise il vino con i suoi apostoli.
“Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio.”
(Marco 14, 23-24)
Secondo la leggenda quello è lo stesso calice nel quale Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue che uscì dal costato del figlio di Dio, colpito dalla lancia mentre era in croce.
Già dal Medioevo i cristiani di ogni regione sono partiti alla ricerca di quello che venne definito il Santo Graal, il calice che divenne la coppa, dalla quale bevve Gesù e che secondo la leggenda donava, se usato, la vita eterna e la conoscenza. Immaginate come la volontà dell’uomo si sia scatenata alla ricerca di questo oggetto.
Sempre secondo la leggenda, questo è forgiato con un metallo sconosciuto, ha fattezze particolari ed è meraviglioso e solo chi ha un cuore puro può trovare il Santo Graal.
Per un certo periodo la coppa fu conservata in Palestina, poi se ne persero le tracce e da qui si presuppone che furono i Templari che lo portarono via da quel luogo e che lo nascosero per conservarlo. Altri, invece, pensano che furono i primi cristiani a portarlo in Europa.
Per alcuni è custodito in una delle fortezze disseminate sul territorio europeo e tra i tanti nomi spicca quello della Chiesa di Rennes le Chateau. Anche l’Italia ha un suo possibile luogo in cui potrebbe essere custodito questo gioiello: Castel del Monte, voluto da Federico II di Svevia.
Un’altra leggenda prende spunto sulla traduzione di Sangue Regale, affermando che Gesù ebbe uno o più bambini da Maria Maddalena e che questa dinastia regale sia tutt’oggi presente, protetta da società segrete. Loro sarebbero i depositari del Santo Graal.
L’unica certezza è che molti scrittori e poeti hanno narrato le gesta di cavalieri ed eroi che si sono messi alla sua ricerca, alimentandone la fama.
Il calice non è sempre e solo un calice nell’esoterismo o nel paganesimo. –sì, per alcune persone sono la stessa cosa. Ma sono due termini che hanno talmente tanti significati che è sempre meglio aprire tutte le possibilità.-
È un oggetto proprio di molte culture e ogni volta cambia forma: nella cultura greca, era rappresentato con la cornucopia, il mitico corno pieno di cibo che mai si svuota; oppure nell’immaginario collettivo le streghe sono sempre, accompagnate da un calderone.
Il calice ha una profonda connessione con la femminilità, tanto che, a volte, ne è diventata proprio il simbolo. -Sì, se state pensando a quella cosa avete ragione. Vogliamo dire, non è un caso se il corrispettivo maschile viene chiamato “spada” a volte, visto che nel simbolismo sono gli opposti-. La coppa è infatti anche il simbolo dell’organo genitale femminile e, si pensa, che questa associazione risalga al culto della Grande Madre –la Natura, per intenderci– del paleolitico.
È anche una profonda connessione con la Terra, soprattutto per i materiali di cui è fatto, ed è perciò incredibilmente importante per chi, come un wiccan, ha una profonda connessione spirituale con la Natura.
Bere normalmente la nostra bevanda da un bicchiere da adesso in poi.. sarà una grande esperienza!
SCRITTO DA: TERESA CORRADO E AURORA VENDITTELLI
Written by: Ro Vendittelli
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