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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Smells Like Teen Spirits” – Nirvana
C’è un odore inconfondibile, che non per forza è conosciuto a tutti i nasi, e che può piacere o dare fastidio, senza vie di mezzo. –Oh, son gustibus. Noi non possiamo farci niente-. Ma, indipendentemente da tutto questo, appena lo senti puoi dire solo: “Questo è incenso!”
Sono comuni nell’immaginario collettivo le stanghette di incenso che si bruciano, spargendone il fumo, -In genere vengono evocate insieme ai buddisti, ma questi son dettagli- anche durante le funzioni religiose.
Alla nascita di Gesù, i Magi portarono tre doni, oro simbolo di regalità, incenso simbolo della purificazione e mirra simbolo della cura. Tutti e tre avrebbero accompagnato nella simbologia, la vita terrena di Gesù, restando ben saldi anche dopo la sua morte.
L’utilizzo dell’incenso però, ha origini più antiche della nascita di Cristo ed è legato anche alla religione ebraica, su cui si basa quella cristiana. È un simbolo di purezza, ma ne racchiude molti altri. Il profumo si sprigiona quando viene bruciato e produce un fumo che si innalza al cielo, e simbolicamente accompagna la preghiera che dalla terra s’innalza verso dove risiede Dio.
Il sacerdote, o chi per lui, mette l’incenso nell’incensiere o turibolo, quindi lo fa oscillare avanti e indietro, in modo tale da sprigionare nuvole di fumo che si espandono in tutta la chiesa. È un odore legato alla preghiera e alla purificazione. Questo, infatti, è utilizzato per incensare i ministri, vescovi, sacerdoti e anche i fedeli, onorandone la loro somiglianza a Cristo. In particolare viene utilizzato nelle celebrazioni principali: a Natale, ricordando il dono dei Magi e a Pasqua. Il profumo accompagna il sacrificio della passione e morte di Cristo.
Il rito dell’incenso è affascinante, a cominciare da quando questo è portato sull’altare da uno dei ministri o chierichetti fino al celebrante. È lui che inserisce l’incenso nel turibolo, per poi agitarlo con movimenti ben studiati, in avanti e indietro facendo sprigionare il profumo che dall’incensiere e si espande all’interno della chiesa. La purificazione avviene con due movimenti in rapida successione per ogni lato dell’altare, preceduti da un inchino con la testa. Lo stesso accade quando il sacerdote, o chi per lui, si appresta a purificare l’intera assemblea, o un semplice fedele. Non è sempre facile tenere vivo l’incenso: prima di essere portato sull’altare, è animato in sacrestia da un “esperto” e capita che non riesca a bruciare, rilasciando la caratteristica nuvola, perdendo la sua valenza di purificatore.
Il suo è un contributo fondamentale poiché prepara il luogo per la preghiera, rendendolo ordinato, pulito, richiamando l’onore, il rispetto verso Dio, i sacerdoti, ma è anche segno di rispetto e sacrificio. Le prime comunità cristiane, però, non erano propense all’utilizzo dell’incenso, perché richiamava i riti paganie.
Oggi, invece, sentiamo questo profumo, anche se con meno intensità, inebriare le case. In molti casi è legato ad alcuni ricordi fanciulleschi, quando la nuvola di incenso si alzava in alto nella chiesa, avvolgendo tutto in una visione poco nitida, mentre occhi e naso bruciavano per l’intensità dell’aroma, in un gesto che appariva misterioso e magico allo stesso tempo.
L’incenso è un elemento essenziale nei riti wiccan, infatti non è un caso che uno degli oggetti primari di un pagano sia l’Incensiere. Adesso, questo può avere varie forme in base ai gusti del praticante –Non è raro che un wiccan se lo costruisca da solo, l’incensiere. Ma non iniziate a pensare a cose elaborate: a volte è solo una tazza con del sale o della terra dentro.- e al tipo di incenso che viene bruciato.
Non ne esiste, infatti, una sola forma: bastoncini, coni oppure pastiglie libere da bruciare sui carboni. La maggior parte dei wiccan preferiscono quest’ultima forma, visto che, così, si può creare la propria miscela da bruciare, combinandolo con altre erbe in funzione al rituale da seguire.
L’incenso non ha, però, solo una funziona rituale, visto che serve a purificare anche gli ambienti. –dalle energie negative, non dai cattivi odori o dagli insetti, eh-. Ed inoltre il suo fumo può avere un effetto calmante sulle persone, aiutando ad entrare negli stati di trance ed a meditare; ed è anche per questa proprietà che lo associamo ai buddisti, come abbiamo visto prima.
Quindi…cosa abbiamo imparato oggi?
Che se qualcuno è agitato potete provare ad accendere dell’incenso e a fargli fare dei respiri profondi. O si calma o vi tira una sedia in testa. -Secondo noi vale la pena tentare…-.
SCRITTO DA: TERESA CORRADO E AURORA VENDITTELLI
Written by: Aurora Vendittelli
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