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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Black or White”- Michael Jackson
La storia della musica è piena di album che contengono messaggi e significati nascosti. Così come le loro copertine che sono da sempre oggetto di supposizioni e leggende varie. Spaziando nei generi, sopratutto nel Rock e nel Pop, ne ho trovate alcune che vale davvero la pena raccontarvi.
I Beatles furono il primo gruppo rock ad usare le copertine dei loro album per trasmettere la propria filosofia e il proprio stile di vita. Ma soprattutto per nascondere messaggi o simboli. Nella copertina di Abbey Road la band viene fotografata mentre attraversa un passaggio pedonale. E di certo non avrebbero mai pensato che sarebbe divenuto lo scatto più celebre della storia della musica.
Cosa ha di strano questa cover? Semplicemente diede inizio e nutrimento ad una leggenda che voleva Paul McCartney morto di incidente in giovane età e sostituito da un sosia che ne ha proseguito la carriera. Nella copertina stessa sono disseminati indizi molto fantasiosi che ne sottolineerebbero la veridicità. Ma andiamo per gradi.
Primi indizi: l’abbigliamento dei quattro. John Lennon è vestito completamente di bianco, quasi a simboleggiare un sacerdote, mentre Paul McCartney ha un abito scuro e cammina a piedi nudi -nella mitologia induista i cadaveri vengono simboleggiati proprio con i piedi scalzi-. George Harrison veste in abiti da lavoro, quasi fosse un “becchino” del cimitero, mentre Ringo Starr indossa un abito nero molto simile ad un impresario delle pompe funebri. Tutto fa pensare che non stiano andando a fare una scampagnata, ma piuttosto che stiano andando a seppellire il loro compagno scomparso prematuramente.
Ma c’è di più, perchè sulla targa della Volkswagen parcheggiata lungo la strada c’è scritto 28IF, che vorrebbe dire che, se McCartney fosse stato vivo, avrebbe avuto 28 anni. In questo modo ebbe inizio l’era del concept -o comunication- album. Perchè? Partendo da una serie di trovate pubblicitarie, l’attenzione dei consumatori si era spostata sulle cover rock e non solo sulla loro musica. Da quel momento, le tematiche illustrate si sono evolute fino ad arrivare all’occultismo più integrale, facendo sì che in tutto il mondo si realizzassero copertine ricolme di significati nascosti.
Per l’ottavo album della sua vita, Michael Jackson affida la creazione della copertina a Mark Ryden, pittore pop-surrealista di Pasadena. All’artista vengono date due indicazioni: la copertina dovrà raccontare un po’ della vita di Michael Jackson, e dovrà avere un design misterioso. Così fu: l’immagine, nel suo insieme, sembra un imponente e misteriosa maschera che nasconde il volto del Re del pop e i cui occhi sono l’unico elemento riconoscibile. La bocca è il cancello, con scritto Dangerous e le facce di due demoni ai lati. Nella copertina c’è la vita dell’artista, che sembra stia nascondendo qualcosa.
Zoomando, il senso della scena cambia parecchio: su due troni sono seduti un re cane e una regina colibrì, rappresentanti Michael Jackson -nato nell’anno del cane- e il mondo dello spettacolo, che si controllano a vicenda. Ai lati della regina, due passeri le aprono il vestito, rivelando il suo corpo fatto di ingranaggi. Dal corpo dell’uccello esce un cordone ombelicale che all’estremità ha una bolla con le sagome di Adamo ed Eva. A sinistra appare la testa di un ragazzo con la pelle metà marrone e metà più chiara.
Ritroviamo Bubbles, lo scimpanzé di Michael Jackson, che sta per essere incoronato da due angeli. Ci sono poi animali e pagliacci, ognuno con un riferimento alla vita dell’artista e al mondo dello spettacolo. Mentre, se si oltrepassa il cancello, troviamo un mondo industriale, freddo, desolato. Gli animali che da sinistra entrano in questo mondo ne escono da destra morti, scheletrici, senz’anima. Gli unici a uscirne vivi sono Michael e l’attore Macaulay Culkin. La scritta-titolo dell’album è un avvertimento per chi varca la soglia. Questo luogo, e il sentiero che conduce dall’altra parte, è la strada da seguire per rovinare il pianeta.
Il quarto album dei Led Zeppelin presenta una chiara contrapposizione tra front e back cover. Partendo dalla frontale ritroviamo il ritratto di un vecchio contadino, piegato sul fascio di bastoni che trasporta. La cornice della foto è rovinata dal tempo e incastonata su dei ruderi di una casa, dietro cui spicca un grattacielo, simbolo dell’avanzamento industriale e tecnologico. Come a rappresentare che la spiritualità e la purezza di vita bucolica si stanno sfaldando.
Dettagliati studi sul significato dell’opera hanno rievocato il nome di George Pickingill, bracciante inglese morto alla fine del Novecento e considerato uno stregone popolare. Secondo lo scrittore Bill Lidell -che negli anni ’70 scrisse del bracciante- a inizio novecento Pickingill e Aleister Crowley, maestro dell’occultismo, avrebbero frequentato la stessa congrega esoterica. Il celebre Mr. Crowley, cantato da Ozzy Osbourne, lancia un velo di occultismo sull’album. Si narra, infatti, che il chitarrista Jimmy Page sia un devoto appassionato di scienze occulte e all’epoca comprò addirittura il cottage di Crowley a Loch Ness.
Tutti elementi che avvolgono l’album in un’aura tenebrosa che vive anche delle leggende metropolitane del testo di presunta “natura satanica” di Stairway To Heaven. C’è poi un altro racconto mistIco che riguarda la firma della band che non c’è sul disco. La Atlantic Records accettò di non apporre il nome dei Led Zeppelin sul disco a patto che ognuno dei musicisti lasciasse un proprio simbolo nascosto all’interno. Così sono nate le rune, quattro segni antichi e magici infinitamente interpretabili. Nella back cover ritroviamo quello più celebre appartiene a Page, che rievoca la scritta ZoSo, il cui vero significato è oggi sconosciuto. Alcune leggende metropolitane narrano che, accostando la copertina interna a uno specchio si ottenga l’immagine di un animale, forse quel Black Dog che fu per la band ispirazione per l’omonima canzone di un amore disperato.
Nel novembre 1981, i Black Sabbath pubblicarono Mob Rules, la seconda registrazione con Ronnie James Dio alla voce, registrata da Martin Birch ai Record Plant Studios di Los Angeles. La copertina dell’album è un dipinto dell’artista fantasy Greg Hildelbrandt negli anni ’70 intitolato Dream 1: Crucifiers, rimaneggiato dalla band.
Il disegno nasconde molto bene in basso, nel riflesso di uno degli incappucciati, le parole Kill Ozzy -un ex-membro del gruppo- una modifica voluta dalla band stessa. Inoltre, se fissiamo per qualche secondo il disegno che compare sulla tela al centro della scena, notiamo che raffigura un volto satanico grondante di sangue. Il bassista Geezer Butler ha detto di essersi ispirato a una sorta di demonizzazione della Sacra Sindone.
Il singolare titolo del brano strumentale che compare per intero è ancora più curioso: E5150. Questo strano codice alfanumerico, che si traduce in numeri romani per la parola Evil -“Male” in inglese-, recita come segue: 5=V 1=I 50=L. Le figure in copertina raffigurano invece il Sabbat, una credenza di stregoneria diffusa soprattutto nel Medioevo. È un ritrovo notturno di streghe e maghi presieduto dal diavolo, celebrato per riti magici e orge. Uomini incappucciati con facce nere, abiti in stile medievale, tende ruvide, sporche, sbrindellate… Le facce nere potrebbero significare che questi uomini hanno ormai perso tutto, rinnegato il cristianesimo e si sono dedicati a Lucifero.
Non c’è che dire, questo viaggio fra le copertine dei dischi che celano messaggi subliminali, alcuni nemmeno tanto nascosti, è abbastanza sconvolgente. Oppure no? Per chi è molto sensibile o facilmente influenzabile, potrebbero non essere i dischi giusti da ascoltare. Eppure, vi garantiamo, che si tratta di quattro autentici capolavori. Pietre miliari della musica mondiale che, proprio grazie a queste “fantasticherie” e al giusto marketing creato intorno alle loro cover, hanno messo ancor di più il loro sigillo personale nella storia.
Scritto da Lorenzo Poeta
Written by: Redazione
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