Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Pezzi di me” – Coez
Ecco la parabola, per molti sconosciuta, di uno dei cantanti italiani più ascoltati di oggi. La vita è fatta di cambiamenti. L’essere umano muta. Il Coez di 11 anni fa, però, avrebbe odiato il Coez di oggi, e lo diceva ampiamente nei suoi testi.
Ascoltando brani come Nella casa viene il dubbio che quell’artista possa davvero essere la stessa persona di oggi. Non cito il testo, perché dire che è esplicito sarebbe poco.
https://www.youtube.com/watch?v=7cQum4LoGEM
C’è in particolare una frase di un brano del primo album che gli è stata fatta notare spessissimo da quando è diventato più pop. In alcune barre di Quello che so, Coez cantò, testualmente: “Io so che sono bravo a fare rap non puoi negarlo / Chi può dirlo quale il posto in cui starò tra qualche anno? / Magari insisto e sfondo con un disco commerciale / E un branco di bambini mi daranno da mangiare”.
Facciamo un passo indietro, e proviamo a vedere la situazione d’insieme, per capire qualcosa.
Figlio di nessuno, primo album di Coez, in cui ci sono anche Nella Casa e Quello che so, esce nel 2009. Coez all’epoca fa anche parte di un gruppo rap, i Brokenspeakers, che vanta, tra le altre cose, featuring anche con un altro artista chiamato Ghemon. Il gruppo nel 2009 incide il loro primo album: L’album.
Nel 2011 Coez fa uscire il mixtape Fenomeno. Il suono è ancora rap e i brani hanno incastri assurdi, come in Cielo di sabbia. O come in Pezzi di me, rappato sulla base di Intro dei The xx, forse il più bello di Coez per quanto mi riguarda.
Poi il secondo album con i Brokenspeakers: Fino al collo, del 2012, dopo il quale la crew si scioglie. E poi Coez sorprende tutti.
https://www.youtube.com/watch?v=z4KZLwnrsJU
Nel 2013 l’artista fa uscire il secondo album solista Non erano fiori. C’è una grande virata. Alcune canzoni sembrano anni luce distanti da quelle del 2009: Siamo morti insieme, Ali sporche. Amore, suono inequivocabilmente pop.
E poi ci sono “brani-via di mezzo” come Forever Alone, E invece no e Hangover. Il turning point è rappresentato da questi pezzi. Sono probabilmente l’esatta via di mezzo tra i due periodi. Un po’ rap, un po’ pop. Il testo di una Forever Alone farebbe rabbrividire molti degli attuali fan di Coez, ma il suono è già molto “poppeggiante”.
C’è da notare, però, che ancora non c’è il vero successo. Coez raggiunge le vette delle classifiche solo con gli album successivi. Ma questa è storia nota. Niente che non va esce nel 2015.
Poi c’è la storia ancora più nota: Faccio un casino del 2017 e E’ sempre bello del 2019.
Ma il Coez che non tutti conoscono è quel pischello dai testi crudi e rabbiosi, e dalle rime (già) geniali.
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