Social Network: con “DIG” tutti connessi in base al tipo di musica!
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Propaganda” – Fabri Fibra
E’ uscito proprio venerdì, l’album è Caos.
Meraviglioso il titolo di quest’album e meraviglioso il titolo di questa nuova fatica di Fabri Fibra. E la musica, come in tante cose, ci dà il “la” per una riflessione profonda ma che deve essere principalmente uno spunto.
Alla terza puntata di questa piccola, e non pretenziosa rubrica, dobbiamo fare un’analisi.
Non sui trend, non sul metodo della comunicazione dell’informazione ma sulla comunicazione stessa. Troppa. Talk show, radio, giornali… metodi antichi per i più giovani ma fondamento della corretta informazione per i meno vecchi. Una scissione generazionale.
Nel senso di aumento della sua importanza, del suo effetto, non nel suo numero. E’ un bombardamento continuo di notizie su tutti i fronti. Non è informazione, ma informazioni. Dati, come se il nostro cervello fosse un computer che li assorbisse in maniera costante.
E proprio come un computer, o un’intelligenza artificiale non sa distinguere quello che è vero da quello che falso. Sulle parole, se vogliamo. Ma, più che parlare delle fake news, –dati i tempi burrascosi, dove deep fake e propaganda scatenano inevitabili opinioni personali- voglio parlare dell’enorme effetto che tutto ciò ha su di noi. Sulla gente comune.
Eccesso di comunicazione differente. Come una Babele che Dio ha deciso in tempi antichi. E proprio da Lui vogliamo partire.
Il quadro non è dei migliori. Ma, come Lui ha dovuto fare i conti con il libero arbitrio, arma a doppio taglio, anche la nostra generazione, nell’era della comunicazione, deve fare i conti con l’arma della parola. Grazie ai social, diffusa. Grazie ai social, facilmente identificabile.
Perchè se c’è una cosa veramente bella di Twitter, è che tutti, senza nascondersi, palesano il proprio pensiero con il proprio nome.
E noi diamo le notizie della settimana attraverso il pensiero degli utenti. Pensiero confuso. Confuso è il quadro. Confuso il tempo e di conseguenza il pensiero.
E, citando Umberto Eco, è così che si fanno le guerre e i colpi di stato. Manipolando gli organi di informazione, e creando confusione. Che è quello che conviene e avviene.
La pandemia, la guerra hanno generato un mostro.
Il crollo della realtà
Crollo della realtà vuol dire crollo delle certezze, delle basi che hanno fatto di noi una società, una cultura condivisa. Ci indaghiamo se proprio questo potere, quello della parola, nell’epoca della comunicazione non stia diventando una questione futura.
E’ senz’altro bello avere un’opinione. Ma manifestarla senza solide basi può essere deleterio.
Soprattutto se il potere di fare community è forte come in questo tempo. Noi che comunichiamo, cioè tutti, dovremmo fare una riflessione. Quando twitto, racconto, semplicemente parlo, pubblico, devo avere una responsabilità.
Mai più pecore? Ma neanche pecoroni. E forse anche una buona seduta di disintossicazione dalle sostanze psicotrope.
Dobbiamo pensare. Prima che a noi stessi, a chi ci legge e a chi ci ascolta. Se è vero che siamo nell’era della comunicazione è ora di indagarci sui criteri. Sui messaggi.
E, per noi che amiamo la radio e la musica, soprattutto sui tempi. Armonia, invece di confusione.
Written by: Andrea Famà
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