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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Imagine” – John Lennon
Leggendo La banalità del male di Hannah Arendt ho avuto uno scontro violento con una realtà inaspettata.
Il libro della filosofa non si limita a raccontare il processo ad Otto Adolf Eichmann, ma racconta anche i retroscena avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Essendo storia, relativamente, recente e avendo sentito milioni di racconti su quegli avvenimenti, si può pensare di sapere a memoria cosa avvenne in quegli anni sanguinosi.
Ci sbagliamo.
Prima di iniziare, però, ci tengo a mettere le mani avanti: i seguenti fatti sono avvenuti nella Seconda Guerra Mondiale e vengono qui divulgati solo come informazione culturale. Dietro questo articolo non c’è la benché minima intenzione di creare anche il più flebile collegamento con la situazione attuale tra Ucraina e Russia.
Buona lettura.
Ah, P. S.: le deportazioni ebraiche da parte dei tedeschi furono rese possibili solo dalla collaborazione con il governo locale. –Ricordatelo, è importante-.
Vi siete mai chiesti perché la deportazione degli ebrei dall’Italia è iniziata nel 1943?
In caso non lo ricordaste, dall’inizio della guerra il nostro Paese era alleato della Germania, quindi perché le deportazioni sono iniziate così tardi?
La risposta è semplice: perché nel 1943 abbiamo voltato le spalle agli Alleati per passare dalla parte dell’Asse.
Il fascismo aveva acconsentito a collaborare con i piani nazisti, ma, vuoi per l’indole italiana di ritardare il ritardabile -ormai il motto dell’Italia è: “Se una cosa devo farla oggi, la rimando a domani. E se posso rimandarla a domani, la faccio il mese prossimo”-, vuoi per l’interculturalità intrinseca, questi patti c’erano solo in teoria.
E si continuò ad ignorare la collaborazione teorica con i tedeschi, ignorando abilmente –come solo noi sappiamo fare.- gli accordi presi.
“L’umanità italiana resisté inoltre alla prova del terrore che si abbatté sulla nazione nell’ultimo anno e mezzo di guerra. […] La prima azione doveva essere sferrata contro gli 8mila ebrei di Roma, al cui arresto avrebbero provveduto reggimenti di polizia tedesca dato che sulla polizia italiana non si poteva fare affidamento.”
(Hannah Arendt)
Tutto l’opposto fu ciò che avvenne nella zona dei Balcani.
Quelle regioni, sotto diretto comando tedesco, furono i luoghi dove vennero, probabilmente, spezzate più vite, spesso e volentieri anche con l’appoggio della popolazione.
Non entro nei dettagli perché, onestamente, la descrizione fa accapponare la pelle.
“In Romania perfino le SS rimasero sbalordite e in certi casi spaventate di fronte agli orrori dei colossali pogrom spontanei, di tipo tradizionale: spesso intervennero per impedire che gli ebrei fossero letteralmente scannati, in modo che l’uccisione potesse avvenire con sistemi che a loro giudizio erano più civili.”
(Hannah Arendt)
E in questo Paese successe il terzo scenario, forse quello che meno ci aspetteremmo in assoluto.
La Danimarca, priva di un partito nazista nel governo, si rifiutò di collaborare e di consegnare gli ebrei apolidi –ovvero quelli cacciati dai loro paesi e “rinnegati” da questi. In pratica gli avevano tolto la cittadinanza-.
E i tedeschi li minacciarono?
“Quando i tedeschi, con una certa cautela, li invitarono ad introdurre il distintivo giallo, essi risposero che il re sarebbe sarebbe stato il primo a portarlo, e i ministri danesi fecero presente che qualsiasi provvedimento antisemita avrebbe provocato le loro immediate dimissioni. […] I danesi spiegarono ai capi tedeschi che siccome i profughi, in quanto apolidi, non erano più cittadini tedeschi, i nazisti non potevano pretendere la loro consegna senza il consenso danese. […] Così i nazisti non poterono compiere nessuno di quei passi preliminari che erano tanto importanti nella burocrazia dello sterminio.”
(Hannah Arendt)
Semplicemente stettero a guardare il re e la popolazione danese opporsi alla loro volontà ed aiutare gli ebrei a scappare in Svizzera.
Storie incredibili, non è vero?
Eppure, a scuola, non si citano nemmeno e, molto probabilmente, se apriste un libro di storia, non trovereste nemmeno un accenno a queste cose.
Certo, la storia è comporta da tantissimi avvenimenti e, se dovessimo raccontarli tutti, i 18 anni che passiamo tra i banchi di scuola non basterebbero nemmeno ad arrivare alla fondazione di Roma. Ma, forse, alcune cose dovrebbero essere menzionate…
“Su questa storia si dovrebbero tenere lezioni obbligatorie in tutte le università ove vi sia una facoltà di scienze politiche.”
(Hannah Arendt)
Written by: Ro Vendittelli
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