Si è conclusa a Londra la prima mostra personale dell’artista giapponese Chiharu Shiota, classe 1972. L’esposizione prende il titolo di Me Somewhere Else, e si configura come un monumentale groviglio di fili rossi sospesi in aria che converge verso il suolo su un calco bianco dei piedi dell’artista.
L’essere umano è il fulcro del lavoro di Shiota, tra memoria, appartenenza, riflessioni sulla vita e sulla morte; intrecciandoci in complessi significati, diventamo noi stessi i protagonisti delle nostre installazioni.
Il lavoro dell’artista diventa quindi un’esperienza al contempo intima e collettiva, che entra in relazione con gli elementi che la donna introduce nei suoi ambienti: oggetti provenienti da storie passate, pieni di memorie.
Quando i miei piedi toccano la terra, mi sento connessa al mondo, all’universo che si sviluppa come una rete di connessioni umane, ma se non sento più il mio corpo, dove vado? Dove vado quando il mio corpo è andato?
Il corpo e la sua presenza nello spazio, il viaggio senza destinazione che muta il corpo: questi sono i fili conduttori di tutto il lavoro di Shiota, deducibili da un solo aneddoto della sua vita privata.
Dopo aver sognato di immergersi in un quadro, l’artista si è trasferita a Berlino dove ha studiato performance sotto l’ala della grande Marina Abramović. Tornata poi nella sua città natale, per caso ha provato un vecchio paio di scarpe che non le stavano più. Da qui si evince subito il senso di quei piedi nudi senza corpo sotto i fili rossi: il viaggio senza meta.
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