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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Chelsea Hotel #2” – Leonard Cohen
C’è un luogo magico a New York le cui mura potrebbero raccontare storie incredibili. E’ il Chelsea Hotel che riapre le stanze che ospitarono Bob Dylan, Janis Joplin, Patti Smith, Andy Warhol e tanti altri.
Vi porto sulla 23esima strada di New York, al civico 222. Alzate lo sguardo e davanti a voi vedrete una facciata neo-gotica e dodici piani in tutto. Avrete subito la sensazione di trovarvi in un posto dal passato che assomiglia ad un vortice creativo e che potrebbe raccontare storie a non finire. Siamo di fronte al Chelsea Hotel… vi ricorda qualcosa?
Immaginate il lusso delle sue camere con bagni in marmo, rubinetteria in ottone e letti da mille e una notte. Soprattutto una di queste stanze catturerà la vostra attenzione ed è la 424 che fu l’alcova che ospitò la rovente notte di passione fra Leonard Cohen e Janis Joplin. Notte che poi Cohen stesso consegnò alla storia nel suo brano Chelsea Hotel #2.
Il palazzo risale alla fine dell’ottocento e divenne successivamente un albergo. Negli anni Sessanta si trasformò in un luogo carico di ispirazione e creatività, nacquero tra queste mura, infatti, alcuni grandi capolavori della musica mondiale. Primo fra tutti Chelsea Morning di Joni Mitchell e Sara di Bob Dylan.
Il nuovo proprietario Sean McPherson ha deciso di restaurare l’intero stabile riportandolo ai vecchi fasti. Alcune stanze sono già aperte e si potrà soggiornarvi a prezzi d’eccezione, circa 300 dollari a notte.
“Non era mai stato restaurato fino ad ora. Pochi interventi e sempre all’insegna del risparmio” – Sean McPherson al Wall Street Journal.
Naturalmente i vecchi arredi sono stati adeguati alle nuove norme di sicurezza. Infatti sono state installate nuove porte antincendio. E che fine hanno fatto le vecchie? Quelle dietro le quali sono successe cose incredibili e che hanno chiuso fuori il resto del mondo mentre dentro accadeva di tutto? Provate a immaginare… sono state vendute all’asta qualche tempo fa per cifre stellari. La porta di Bob Dylan per 100 mila dollari. A poco meno è stata battuta quella di Leonard Cohen.
Il resto delle camere riaprirà nel prossimo autunno. E immaginate che tour incredibile potremo fare attraverso quei corridoi. Un susseguirsi di memorie, un intreccio continuo di anime fatte di disagi, turbolenze, passioni di ogni tipo rimaste fissate nel tempo dietro quelle porte. Avrete la sensazione che tutti quei personaggi siano ancora rimasti imbrigliati fra quelle mura. Inchiodati ai loro eccessi, incatenati alle estremità delle loro ossessioni.
Il lato forse più noir dell’albergo deve ancora arrivare. Nella stanza 205 Dylan Thomas, a soli 39 anni, si ubriacò a tal punto da morire avvelenato da tutto quell’alcol. Nella stanza numero 100, invece, accadde qualcosa di ancor più macabro. Fu il luogo che vide Sid Vicious uccidere a coltellate la sua fidanzata storica Nancy Spungen nel 1978. Storia che vi ho raccontato qualche tempo fa e che potrete rileggere cliccando qui.
Ma sono passati di qui tantissimi altri nomi. Arthur C.Clarke alloggiava al Chelsea nel periodo del set di 2001 Odissea nello Spazio. Nello stesso modo Jack Kerouac era ospite dell’hotel mentre lavorava a On the Road. E poi Mark Twain e Sarah Bernhardt, Tennessee Williams, Jean-Paul Sartre, Thomas Wolfe, Charles Bukowski, Stanley Kubrick. E ancora i Pink Floyd, Jimi Hendrix, Iggy Pop, Edith Piaf, Debbie Harry e Patti Smith.
Ma questo posto così carico di suggestioni non poteva non ispirare anche in altro modo. Per esempio sarà presentato a giugno al Tribeca Film Festival un documentario dal titolo Walls: Inside The Chelsea Hotel.
Insomma, un luogo del genere, così evocativo, così carico di vibrazioni, potrebbe essere una delle nostre prossime mete. Per andare a respirare un po’ di storie, di quelle che abbiamo sempre sentito raccontare e che abbiamo voglia finalmente di toccare con mano.
Written by: Valentina Proietto Scipioni
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