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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Smoke on the water” – Deep Purple
C’era una volta un liutaio che, fin da ragazzo, costruiva chitarre e riparava vecchie radio. Il suo nome era Leo Fender.
Vi dice qualcosa?
Insieme agli amici Gomez e Tavarez fondò la Fender Musical Instruments Corporation pur non avendo mai imparato nella sua vita a suonare la chitarra.
Risalgono al 1950 le prime chitarre realizzate e furono la Esquire e la Broadcaster –prima chitarra elettrica di serie prodotta dalla Fender Electric Instrument Manufacturing Company-.
Ma arrivò il tempo della prima controversia poiché ci fu un conflitto circa questo nome. Infatti un altro costruttore di strumenti musicali lo aveva usato per una serie di batterie chiamate Gretsch Broadkaster. Così la chitarra Broadcaster fu rapidamente ribattezzata Telecaster.
Perché questo nome?
In realtà non c’è una storia poetica o evocativa dietro. La leggenda narra che sia stata chiamata così in omaggio alla nascente televisione. Resta comunque il fatto che, questo piccolo gioiello, è forse una delle chitarre elettriche più longeve della storia.
La sua struttura è abbastanza semplice. E’ costruita con manico e corpo separati e tenuti insieme per mezzo di viti -il cosiddetto manico bolt-on-. Un’innovazione che abbassò i costi di produzione. Un “dettaglio” molto più che rivoluzionario perché permise l’acquisto di uno strumento di qualità a tutti.
Altre virtù? La sezione a V del manico che permetteva di premere con il pollice le corde basse, e il corpo in frassino massiccio –solid body- che eliminava il feedback, risolvendo i problemi di amplificazione.
Poi fu la volta di una nuova sorella, la Stratocaster. Grande novità fu l’aggiunta del ponte “tremolo”, che permetteva di realizzare effetti simili alla lap steel, e un circuito elettrico con tre pick-up, con quello al ponte posizionato “slanted” – cioè in diagonale, per catturare delle frequenze acute in più-.
Ma queste sono solo una serie di parole altamente tecniche che molti di noi comprendono appena. In realtà uno degli altri motivi per cui la Stratocaster divenne una vera e propria icona culturale fu la sua forma. Un design moderno, accattivante, linee e colori innovativi che ricordavano le auto dell’epoca. E in più un’impugnatura ergonomica che aderiva meglio al corpo del musicista. Insomma, ci si poteva e ci si può “giocare” a meraviglia!
Nel tempo sono state moltissime le stelle che hanno portato sul palco le chitarre del buon, vecchio Leo. E tutt’ora la “storia” non cambia. Sarebbe impensabile citarli tutti, ma sono certa che vi verranno in mente di getto alcuni dei grandi musicisti che hanno scelto Fender.
Senza contare che proviene proprio da una Fender il riff di chitarra forse più iconico di tutta la storia del Rock. Quello che apre Smoke on the Water, il capolavoro dei Deep Purple. Chiudete gli occhi e scivolate sulle corde.
Negli anni sessanta Leo Fender continuò a disegnare nuove chitarre e bassi elettrici come Jaguar, Jazzmaster e il Jazz Bass. Dopodichè vendette l’azienda e col suo amico Fullerton fondò una nuova società. Lavorò lì fino alla sua morte, il 21 marzo 1991. Da quel momento, il suo ufficio è rimasto intatto, intoccato e intoccabile. Una stanza vetrata in mezzo alla fabbrica con preziosissimi quaderni e libri “aperti”. Nessuno vi entra, solo persone selezionate, per pulire, una volta al mese.
E chissà a quanti di noi piacerebbe a curiosare lì dentro, almeno cinque minuti?!
Written by: Valentina Proietto Scipioni
Tempo di lettura 3 minuti
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