Il 25 febbraio 1917 nasceva a Manchester un uomo noto più per uno dei suoi lavori che per il suo nome: Anthony Burgess, personaggio dai mille volti e autore, tra le molte cose, di Arancia meccanica.
Questo signore inglese fu infatti non solo scrittore, ma anche giornalista, traduttore, sceneggiatore, critico letterario, compositore e girovago per eccellenza: viaggiò continuamente, dall’Inghilterra alla Malesia, dagli Stati Uniti a Roma, dove soggiornò per molto tempo.
Nonostante cento anni possano sembrare molti, Burgess era e continua ad essere uno scrittore tremendamente moderno e vasto, ma famoso, purtroppo o per fortuna, per un tema in particolare: quello della violenza che lo portò al successo con il famosissimo “Arancia Meccanica”.
Qui riportata brevemente la trama:
“Ci troviamo in una città non ben definita in un futuro altrettanto poco definito in cui un quindicenne di nome Alex De Large si diverte a terrorizzare le persone con i suoi fedeli “drughi”, rapinando case, picchiando senzatetto, violentando donne e bevendo latte alla mescalina, come ogni quindicenne che si rispetti insomma. Una volta arrestato viene sottoposto al metodo Lodovico, con cui, tramite farmaci che inducono nausea uniti a film ultraviolenti, viene svuotato e privato del libero arbitrio; una volta scarcerato si ritroverà a subire le stesse cose dalle sue stesse vittime e dai suoi vecchi compagni.”
Il nome di questo famoso libro prende spunto da un avvenimento infelice che subì la moglie dello scrittore e sta a simbolizzare come ogni persona, anche apparentemente innocua come un frutto, sia una “clockwork orange” (letteralmente “arancia ad orologeria”), un giocattolo a molla pronto a scattare in qualsiasi momento.
Particolarissima la scelta dell’autore di introdurre nella storia una lingua inventata da lui, il Nadsat, uno slang giovanile basato sull’inglese con influenze russe e parole inventate da lui.

Misterioso è ciò che avviene nell’ultimo capitolo del libro, in cui vediamo due finali: il primo, potremmo dire “quello vero” e un secondo in cui Alex si redime e decide di diventare un adulto responsabile.
Questo secondo finale non fu preso molto in considerazione perché per niente in linea con il resto del racconto e c’è chi pensa sia stato scritto per far “star buona” la censura.
Molti conosceranno questo racconto grazie a Stanley Kubrick, che lo portò in vetta negli anni 70 facendone un riadattamento cinematografico, ma alcuni anni prima anche Andy Warhol ne fece un film chiamato “Vinyl”, che però ebbe meno successo.
Ora che sapete un po’ di più sul conto di questo scrittore così attuale, per chi ama più i libri, andatevelo a leggere o a vedere il film: sarà tempo ben passato!
E se per voi Arancia Meccanica è troppo “mainstream”, altri capolavori di Burgess sono: la Trilogia Maltese, tre libri su un funzionario britannico inviato in Malesia, i romanzi comici di Enderby e il lavoro che impiegò dieci anni per essere realizzato, Gli Strumenti delle Tenebre.
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