Rock, la mappa inglese che ha fatto storia
Tempo di lettura 4 minuti Quest'oggi andremo a spasso per il Regno Unito, seguendo un itinerario diverso dal solito, ossia il rock.
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Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “Father and Son” – Cat Stevens
Quanto è difficile per un padre capire un figlio? Un ragazzo che, magari, sta crescendo, che ha voglia di fuggire, di prendere la sua strada. Che vuole diventare uomo e inseguire i suoi sogni. E il padre non sa come trattenerlo a sé. Sa che non può farlo, ma sa anche che non vuole farlo. E si ritrova lì, nel limbo tra ciò che è giusto per lui e cosa è giusto per il figlio, cose che spesso non coincidono.
Era il 1970. Veniva dato alle stampe l’album Tea for the Tillerman di Cat Stevens -che ora si chiama Yusuf Islam, a seguito di un incidente che gli valse quasi la vita. Uno dei suoi album più famosi, quello più incisivo, che ha contribuito a imprimere la sua voce nella mente di tutti.
Quella stessa voce che, nel 1970, cantava la splendida Father and Son: il dialogo tra un ipotetico padre e un ipotetico figlio nel momento in cui quest’ultimo decide di compiere un grande passo, quello di cambiare vita e seguire la musica. Un’interpretazione toccante e pura, quella di Cat Stevens, in grado di cogliere entrambi i punti di vista senza, apparentemente, prendere posizioni.
It’s not time to make a change
Just relax, take it easy
You’re still young, that’s your fault
There’s so much you have to know
Il padre dice al figlio di aspettare, di rilassarsi. La sua giovane età è la sua colpa, ha ancora tanto da conoscere, da scoprire. Anche lui ha passato quel momento, è facile perdere la strada giusta per inseguire something going on, qualcosa che sembra andare bene.
And it’s always been the same
Same old story
From the moment I could talk
I was ordered to listen
Now there’s a way and I know
That I have to go away
In tutta risposta, il figlio ribatte che, tanto, è sempre la stessa vecchia storia. Ogni volta che vuole parlare e dire la sua gli viene ordinato di ascoltare. Ma ora lui sa cosa fare, non vuole ascoltare, deve andare via.
Una dolcissima preghiera di un padre che vuole solo proteggere il figlio dalle delusioni a cui si potrebbe esporre. Una sofferta richiesta di un figlio di essere messo alla prova, di provare a crescere e trovare sé stesso.
Era il 1970, e Cat aveva la voce di un figlio. Lui, che era, al tempo, un giovane artista emergente, poteva essere in quella posizione -anche se lui ha spesso affermato che tutto questo non abbia alcuna relazione con il suo rapporto col padre. È arrivato poi il 2020, e Yusuf, un Cat molto diverso, ha pubblicato Tea for the Tillerman 2. Un uomo nuovo che canta la solita vecchia canzone.
Ma ora la sua voce è diversa.
Un po’ più roca, un po’ più vissuta. Una voce che ora sa prendere la posizione del padre, e se la merita. Una voce che di strada ne ha fatta, che ora sa quel che doveva sapere. Tanto che, da padre, riesce ad essere di nuovo figlio.
Una voce che l’esperienza la fa respirare e sentire nelle vene. Con quel suo modo dolce di supplicare al sé stesso di un tempo di stare attento, e di fermarsi un attimo a rilassarsi. Nel video si vede bene: Yusuf è in grado di immedesimarsi perfettamente nei due personaggi della sua storia. Lui che suona, arrabbiato. Lui che si accascia sul divano, esausto. Che sembra essere la stessa persona, ma invece è scissa in due.
E, a completare il quadro, nel piccolo televisore davanti al padre compare proprio il Cat Stevens di un tempo. Quel Cat che ora è Yusuf.
Grazie, Yusuf/Cat.
Written by: Sara Claro
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