Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “China town” – Caparezza
Caparezza, pseudonimo di Michele Salvemini, è un musicista atipico: cantautore, rapper e produttore discografico italiano. Ha deciso di rimanere nella sua Puglia per lavorare con la musica e di non trasferirsi nelle grandi metropoli.
Ha cantato sempre del Sud dando un’immagine per niente banale della sua regione e non vergognandosi mai di criticarla quando ce ne era bisogno. Prendiamo come esempio la canzone Giuda me: quale canzone potrebbe spiegare meglio lo stato d’animo di una popolazione che crede di vivere nel benessere, ma questa visione è lontanissima dalla realtà.
La realtà giù da me è una realtà virtuale come Ho la netta sensazione che tutto si dissolva in una bolla di sapone
Caperezza, “Giuda me“
Altro argomento molto vicino a Caparezza è quello della notte della Taranta, appuntamento in cui la regione vede picchi altissimi di turismo. Per questa ragione fa uscire la traccia Vieni a ballare in Puglia.
È un’aspra critica al turista medio che impazzito per la pizzica e per la puccia e i pasticciotti non si rende conto che la Puglia è una di quelle regioni dove morte sul lavoro, veleni ambientali, disoccupazione sono all’ordine del giorno.
Ehi turista so che tu resti in questo posto italico Attento! Tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio Mare Adriatico e Ionio, vuoi respirare lo iodio Ma qui nel golfo c’è puzza di zolfo, ché sta arrivando il demonio Abbronzatura da paura con la diossina dell’ILVA Qua ti vengono pois più rossi di Milva e dopo assomigli alla Pimpa
Caparezza, “Vieni a ballare in Puglia“
Caparezza come maestro
È il 2014 quando Caparezza pubblica l’album Museica. Sei anni fa lo stesso cantante affermava che l’intero album era ispirato al mondo dell’arte. Potrebbe essere un’audioguida della mostra della visioni del cantante. L’album comprende 18 canzoni ispirate dai quadri di Goya, Van Gogh, Dalì, Bacon… “Non sono un esperto, ho solo cercato di riprodurre la mia passione, sperando di inoculare la curiosità negli ascoltatori al mondo dell’arte“.
Dal videoclip singolo China Town di Caparezza
Una delle canzoni più belle del disco è China town. È un elogio alla scrittura e all’inchiostro: strumento utilizzato per conferire immortalità ai propri pensieri e alle proprie idee. Scrivere, anche secondo i più bravi psicologi, è un modo per sfogarsi e liberarsi. Ma è anche un modo per dare voce a chi non parla e per chi balbetta. Per Caparezza è così. Tant’è vero che paragona la china alla chiave della felicità.
“Non è la fede che ha cambiato la mia vita, ma l’inchiostro […] Non è la droga a darmi la pelle d’oca ma pensare a Mozart in mano la penna d’oca là”
Caparezza, “China town”
Un testo accurato che non conosce limiti geografici e temporali. Infatti, nel brano sono presenti numerosi riferimenti ad una varietà di luoghi e culture. La Mecca, Santiago De Compostela, gli Appennini, le Ande, il Gange, la Terra Santa, l’America.
Allo stesso modo, vengono chiamati in causa personaggi con storie diverse e di periodi diversi, che tra le sue note danzano insieme perfettamente. Si parla di Mozart e di Freud affiancati a delle immagini ricorrenti in più poeti come la figura dell’albatro, utilizzata da Baudelaire e Coleridge. Ci sono Daniel Pennac, Indro Montanelli, Cristoforo Colombo e Billy Preston. Si nominano persino i film surreali di Luis Bunuel.
L’ultimo album e l’acufene
A tre anni di distanza da Museica Caparezza torna con Prisoner 709. Come gli altri album anche questo ha di fondo un tema molto personale: dal 2015 il rapper è prigioniero dell’acufene, una malattia molto fastidiosa che costringe a convivere con un fischio nelle orecchie. Una condizione di vita veramente difficile per chi vive di musica. L’album si concentra sull’esistenza e l’analisi parte dal titolo del disco. È sullo zero che ci dobbiamo soffermare. Può essere visto come il numero di un prigioniero o come una lettera, la o. Quindi una scelta: la scelta tra una parola di 7 lettere e una di 9, ad esempio tra Michele o Caparezza.
Ogni canzone dell’album rappresenta un capitolo del carcere mentale da cui il rapper tenta di evadere. È un percorso di autoanalisi che parte da una situazione di disagio, descritta dal brano di apertura Prosopagnosia, fino ad arrivare all’accettazione della propria condizione nel brano finale, Prosopagno sia!.
Oggi 9 ottobre auguriamo a Caparezza un felice compleanno e lo ricordiamo in una delle sue meravigliose performance in Piazza San Giovanni a Roma durante il concerto del primo maggio del 2008. Prima di cantare Abiura di me, chiese al pubblico di saltare tutti insieme dalla prima all’ultima dicendo: “Forse riusciamo, non a cambiare il mondo, ma a spostare l’asse terrestre. Volete farlo con me?”
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